Biagiarelli, “non chiedo scusa e non torno in tv”: lo sfogo social dopo la bufera e il silenzio

15 Feb 2024 13:10 - di Redazione
Biagiarelli

Lorenzo Biagiarelli irremovibile: il compagno di Selvaggia Lucarelli, finito sulla graticola dopo il caso del suicidio della ristoratrice di Lodi, e al centro di una bufera social animata da dubbi, accuse e commenti al vetriolo, rompe il silenzio seguito al gran clamore seguito a una tragedia che ha scosso un intero Paese, e con un lungo video su Instagram torna sulla vicenda legata alla morte di Giovanna Pedretti, e urbi et orbi dichiara: «Non chiedo scusa per la morte di Giovanna Pedretti. Non torno in tv a “È sempre mezzogiorno”».

Biagiarelli, dopo il silenzio, un lungo sfogo social

La vicenda della ristoratrice di Lodi, insomma, continua a fare da spartiacque. come noto, la donna, finita sotto i riflettori per la replica perentoria alla celeberrima recensione omofoba e abilista, si è tolta la vita pochi giorni dopo la diffusione delle news che hanno avuto ampio risalto. Biagiarelli sui social è stato tra i primi a mettere in dubbio la veridicità della recensione – e quindi dell’intera vicenda – e come ricorda l’Adnkronos, «ha anche contattato la ristoratrice che, il giorno dopo, è stata trovata morta».

Lo chef ritorna sulla tragica vicenda della ristoratrice di Lodi

In  queste ore, dunque, lo chef in prestito alla tv è tornato sul caso e sul suo ritiro dalle scene, e aprendo il suo lungo intervento social afferma: «Ho lasciato che nelle ultime settimane venisse detto e scritto tutto contro di me. Che mi venisse rivolta qualsiasi accusa, anche la più infame, senza rispondere. Ora che la tempesta si è un po’ affievolita mi preme ristabilire un principio di verità, che poi è il cuore di questa vicenda. Questo non è un video pensato da una task force, nei limiti del possibile sto bene e non sono qui per piangermi addosso», dichiara Biagiarelli in premessa.

La recensione “da cui è partito tutto”…

Quindi, procedendo con la ricostruzione dei fatti, rivisita il tutto a cominciare dalla recensione da cui è partito tutto. «Il 12 gennaio tutti danno rilevanza nazionale ad una notizia dal traballante profilo di verità, quella della recensione omofoba e abilista alla pizzeria. Se ne parla ovunque. Io ne vengo a conoscenza: vedo la recensione, mi sembra falsa e lo scrivo, avendo cura di censurare il nome della pizzeria, quello della titolare e anche l’ubicazione. Il senso di fare debunking è smontare una notizia e criticare l’operato della stampa quando si alimenta di notizie non verificate monetizzando, non esporre al pubblico ludibrio una persona comune».

Biagiarelli sui giorni della bufera social

E invece, incalza: «Mi viene dato del bugiardo e del cattivo sulla stampa nazionale, ho telefonato alla titolare per ascoltare la sua versione, concederle il diritto di replica o addirittura ritrattare se il mio lavoro fosse stato smentito. Ma così non è stato. La telefonata ha avuto toni cordiali. La signora ha ribadito più volte che il pomeriggio era andata in Questura per parlare di questi fatti. Io per questa telefonata sono stato aspramente criticato: vorrei chiarire che è diritto di ogni cittadino chiedere informazioni di qualsiasi sorta. E l’articolo 21 della Costituzione tutela il diritto di ciascuno di esprimere il proprio pensiero con parola, scritto o altro mezzo di diffusione», prosegue.

La gogna social

«Il giorno dopo si scopre che Giovanna Pedretti si è tolta la vita. Io e la mia compagna veniamo sommersi da messaggi di odio, minacce di morte scatenati da stampa, tv e radio che per 2 settimane hanno sostenuto, a volte in modo esplicito, che solo il nostro operato fosse responsabile della morte di Giovanna Pedretti. Questo perché i miei due post avrebbero creato una gogna social di cui, in realtà, non c’è traccia secondo l’analisi di un’agenzia. A me e Selvaggia è stato detto di tutto», mentre altri giornalisti non vengono citati.

«Lo stigma infame dell’istigazione al suicidio»

E ancora. «Lo stigma infame dell’istigazione al suicidio viene riservato solo a me e alla mia compagna, nonostante l’assenza della gogna social sia stata appurata. Né io né Selvaggia ci siamo mai addentrati nella discussione sul suicidio, mentre in tv si continuava a entrare nella mente e nella vita di questa persona, contravvenendo anche alle indicazioni deontologiche. Noi venivamo accusati, mentre chiunque – attori, ballerine, modelle – era lì a parlare di qualcosa che doveva riguardare al massimo gli inquirenti e gli psicologi», sottolinea Biagiarelli.

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