Undici casi di vaiolo delle scimmie a Firenze. Il contagio risale al periodo natalizio. I medici: no allarmismi
Sono undici i casi di vaiolo delle scimmie diagnosticati in Toscana (sette nella città di Firenze), tutti prontamente gestiti dalle aziende sanitarie, spiegano dagli uffici dell’assessorato regionale al diritto alla salute. I servizi di igiene pubblica hanno svolto le indagini epidemiologiche per individuare eventuali contatti e hanno proceduto, nei giorni scorsi, a notificare i casi al Ministero della salute. Il contagio risalirebbe al periodo delle festività natalizie.
Sono state messe in atto tutte le misure individuate nella circolare ministeriale che prevedono auto-isolamenteo e informazione sulle misure igieniche e i comportamenti da attuare, al fine di prevenire la diffusione ad altre persone della malattia.
La Regione, con i settori competenti, è in stretto contatto con le Asl per un monitoraggio costante della situazione, che si presenta come stabile e sotto controllo.
Il vaiolo delle scimmie è una malattia virale infettiva rara, riscontrata per lo più in paesi tropicali dell’Africa centrale e occidentale, anche se nel 2022 ci sono stati focolai in diverse nazioni e pure in Italia. Si manifesta con sintomi simili a quello del vaiolo, ma in forma meno grave. La trasmissione può avvenire attraverso il contatto fisico stretto, compresa l’attività sessuale, con una persona infetta, con i suoi fluidi corporei o le sue lesioni cutanee.
La malattia insorge dopo una dozzina di giorni dall’esposizione e dura da due a quattro settimane: febbre, cefalea, dolori muscolari, linfoadenopatia ed eruzioni cutanee dopo i primi giorni sono i sintomi. Il vaiolo delle scimmie si può presentare clinicamente in modo differente: alcune persone presentano sintomi lievi, raramente asintomatiche, altre possono sviluppare sintomi più gravi.
“Nessun allarmismo sul vaiolo delle scimmie dopo i casi registrati a Firenze, ma è chiaro che la vaccinazione deve essere consigliata alle persone con infezione da Hiv e a quelle persone che appartengono alle categorie a rischio– spiega l’infettivologo Pierluigi Blanc in una nota- il virus detto in gergo medico-scientifico monkeypox non si trasmette facilmente: al di fuori dei rapporti intimi la sua trasmissione non è comune. Ne consegue che la sua diffusione non è alta”.