Shoah, Rampelli: “La memoria non si ferma, il popolo ebraico annientato dalle ideologie del 900”

26 Gen 2024 18:23 - di Alessandra Parisi

“La memoria non si ferma. È un pensiero che rivendica il bisogno di recuperare la pienezza del tempo. Oggi quel tempo è dedicato alla condizione del popolo ebraico offeso, vilipeso e annientato dalle ideologie totalitarie del ‘900, nazismo e fascismo in testa. Che, con la cruda freddezza metallica della legge, hanno sistematizzato giuridicamente l’annientamento del popolo ebraico per poi eseguirlo”. Così Fabio Rampelli, intervenuto all’incontro a Montecitorio, presso la Sala della Regina,  dedicato al documentario “Eredi della shoah: un viaggio tra i racconti dei nipoti dei sopravvissuti all’Olocausto”.

Shoah, Rampelli: la memoria non si ferma

“Se i tempi che viviamo sono dominati dalla comunicazione istantanea che ci proietta in un prossimo futuro immediatamente divorato, le dimensioni del passato e del futuro remoto sembrano aver perso la funzione di memoria e progetto da trasmettere alle future generazioni. Vivendo in una dimensione di eterno presente, la rete  sembra aver distrutto il concetto di tempo di lunga durata”. Il vicepresidente della Camera ha sottolineato la vergogna “per l’abiezione nella quale tutti i regimi totalitari trascinano l’umanità”.

Vergogna per tutti i regimi totalitari del 900

Una tragedia – ha aggiunto guardando all’attualità di questi giorni – che rischia di ripetersi oggi sotto diverse forme con la rinascita di movimenti antisemiti. Inevitabile il riferimento al terribile assalto terroristico di Hamas il 7 ottobre scorso. “La violenza cieca contro la popolazione indifesa, i bambini, le donne, gli anziani, le mutilazioni, i corpi carbonizzati, le irruzioni sanguinarie nelle case a violare la pace domestica di ogni famiglia ci hanno riportato indietro nel tempo”. L’obiettivo-auspicio è  la fine della guerra con la cancellazione dei terroristi. Rampelli auspica una pace “che possa travolgere il Medio Oriente e costruire le condizioni per far convivere ebrei e palestinesi”.

La guerra ha riacceso l’antisemitismo e l’intolleranza

Il conflitto ha portato allo scoperto quell’insofferenza – come la brace sotto la cenere – che covava a tutti i livelli, “dai più visibili (le manifestazioni in cui si invoca la distruzione di Israele e la morte degli ebrei) a quelli meno visibili ma non meno gravi”. Gli esempi non mancano: atenei governati per anni da amministratori che evidentemente – incalza l’esponente di FdI – ” hanno consentito alle metastasi dell’antisemitismo e dell’intolleranza di espandersi e minare l’esistenza degli studenti ebrei e la loro condizione psicologica”.  Troppa tolleranza per troppo tempo. E ancora l’appello alla memoria. Che non è “una statua di marmo che, solo per il fatto di esistere, rappresenta concludendola l’allegoria del dolore. La memoria non si musealizza nei rituali dell’esercizio retorico. Né può essere sufficiente se non è utilizzata come parabola morale”.

La citazione di Arendt: solo il bene è radicale

Guardando al film proiettato nel corso dell’evento nella sala della Regina, alla vigilia del Giorno del Ricordo, Rampelli sottolinea l’importanza di declinare nei complessi giorni del presente la tragedia immane della Shoah, attraverso la voce dei nipoti degli ebrei perseguitati che hanno avuto la fortuna di sopravvivere. “Rivitalizza la memoria, lascia che l’uomo prigioniero della pietra si manifesti pienamente nella propria condizione. Il film racconta di un viaggio che parte da Tel Aviv e indaga sul perché dopo 80 anni la Shoah sia ancora attuale e condizioni il nostro presente. Uno sguardo nuovo e contemporaneo per raccontare cosa significhi crescere nel gorgo della ‘memoria’, invitandoci a riflettere sulla nostra società”. Sei storie, sei protagonisti alla ricerca di sei nipoti della Shoah che vivono in Italia. Citando Hanna Arendt, filosofa ebrea tedesca, autrice de “La banalità del male”,  Rampelli ha concluso: “Quel che ora penso veramente è che il male non è mai radicale. Solo il bene è profondo e può essere radicale”.

 

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