La Corte dell’Aja non ordina il cessate il fuoco a Israele, ma avverte: evitate atti di genocidio, li valuteremo

26 Gen 2024 17:16 - di Gigliola Bardi
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La Corte internazionale di giustizia dell’Aja si è pronunciata sul caso intentato dal Sudafrica contro Israele con l’accusa di genocidio, affermando che “ci sono prove sufficienti per una valutazione” e rivendicando di avere la giurisdizione per procedere con il giudizio. Dunque, ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata da Tel Aviv. Di contro, però, non ha imposto il cessate il fuoco, come chiedeva il Sudafrica, decidendo invece, a maggioranza, che Israele deve garantire un maggiore accesso agli aiuti alla popolazione palestinese e “adottare le misure in suo potere per prevenire e punire l’incitamento diretto e pubblico a commettere un genocidio”. La Corte, inoltre, ha chiesto il rilascio “immediato e incondizionato” degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas.

Le reazioni al pronunciamento della Corte internazionale di giustizia dell’Aja su Israele

Quello presentato dalla giudice Joan Donoghue, che presiede la Corte dell’Aja, è insomma un pronunciamento che lascia aperte molte possibilità e che, allo stato attuale, sembra più voler mandare un avvertimento che trarre una conclusione. Non a caso tutte le parti in causa, hanno avuto qualcosa da rivendicare come risultato positivo: il Sudafrica ha parlato di una “vittoria decisiva per lo stato di diritto internazionale”; l’Autorità nazionale palestinese di un passo “in favore dell’umanità e del diritto internazionale”; la stessa Tel Aviv, pur respingendo come “una vergogna” l’apertura alla tesi del genocidio, ha potuto rivendicare il riconoscimento del suo diritto alla difesa.

Netanyahu: “Salvaguardato il nostro diritto alla difesa, ma l’ipotesi di genocidio è falsa e oltraggiosa”

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in un videomessaggio diffuso dal suo ufficio e citato da Haaretz, ha affermato che la Corte internazionale di Giustizia “ha giustamente respinto la richiesta oltraggiosa di negare” a Israele il diritto all’autodifesa, ribadendo che “la nostra guerra va contro i terroristi di Hamas, e non contro il popolo palestinese”. Il premier, poi, ha aggiunto che “la stessa affermazione che Israele sta commettendo un genocidio contro i palestinesi non è solo falsa, è oltraggiosa, e la volontà della Corte di discuterne è un segno di vergogna che non sarà cancellato per generazioni”. Secondo i media israeliani, inoltre, l’ufficio di Netanyahu avrebbe dato indicazione ai ministri di non commentare la sentenza della Corte e di evitare di parlare anche della trattativa sugli ostaggi.

La Corte dell’Aja chiede a Tel Aviv di presentare le prove del proprio impegno

Fra le prescrizioni indicate a Tel Aviv, invitata dal Donoghue a rispettare gli obblighi legali internazionali, c’è anche quella di tornare all’Aia tra un mese per presentare le prove che si sta impegnando per impedire un genocidio nella Striscia di Gaza. Il quotidiano Yedioth Ahronoth, citato dall’agenzia di stampa Agi, poi riferito il commento di fonti politiche del governo israeliano secondo le quali la sentenza è il “meglio che Israele potesse ottenere, perché il Sudafrica non è riuscito a fermare la guerra”. Inoltre, “tutte le richieste avanzate dalla Corte sono cose su cui Israele è già impegnato”, mentre l’assenza di una richiesta per la fine delle ostilità significa che “non c’è nulla di pratico che ci vieti di fare qualcosa di quello che facciamo”. Dunque, “i combattimenti continueranno come al solito”.

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