Il presidente somalo Mohamud: il Piano Mattei è strategico in materie come l’energia e le infrastrutture
“È la prima volta che i 54 Paesi del continente africano si riuniscono con l’Italia per discutere questioni di interesse reciproco. Il Piano Mattei vuole sostenere l’Africa in materie come energia, infrastrutture, sicurezza e condivisione delle informazioni. Siamo pieni di risorse, ma il 70% della popolazione è costituito da giovani, e da soli non ce la facciamo a risolvere tutti i problemi. La Somalia è un Paese che è rinato ripartendo da zero. Quando sono stato rieletto nel 2022, la nostra priorità era la sicurezza. Abbiamo la costa più lunga del continente, e se non riusciamo a metterla in sicurezza non possiamo gestire il flusso dei migranti o le minacce dei pirati del mare e dei terroristi. Siamo in una posizione strategica, tra il Mar Rosso e l’Oceano Indiano. E il mio messaggio all’Italia è quindi che aiutare a risolvere i problemi della Somalia significa risolvere, a cascata, tanti altri problemi internazionali“. Lo ha detto in un’intervista a Repubblica il presidente della Somalia Hassan Sheikh Mohamud.
Il presidente somalo parla anche dell’accordo fra Etiopia e il Somaliland, regione autoproclamatasi indipendente nel 1991, grazie al quale ha ottenuto la possibilità di costruire un porto e una base navale sulle sue coste sul Mar Rosso. “Somalia ed Etiopia, diciamo così, non si sono scelti come vicini – spiega – Dietro c’è una storia violenta lunga 600 anni. Noi somali abbiamo voluto aprire un nuovo capitolo di integrazione economica, e l’Italia ci ha sostenuto. Giorgia Meloni è venuta anche ad Addis Abeba per un importante incontro trilaterale. Poi il Somaliland si è dichiarato indipendente e, sebbene nessuno li avesse riconosciuti, l’Etiopia ha stretto subito questo accordo con loro. Sono grato al governo italiano che, in risposta, ha chiesto il rispetto del diritto internazionale. Per rispondere alla sua domanda, non so spiegarmi cosa sia successo. L’Etiopia non ha assolutamente le capacità di costruire da sola un porto o un corridoio di autostrade e ferrovie. Si tratta di una situazione per noi destabilizzante, che consente ai jihadisti di rialzare la voce”.