Dopo Saviano, i “mostri” di Ponticelli chiedono aiuto anche a Mattarella: “Solo lui può riabilitarci” (video)
E se fossero innocenti? “Chiediamo che intervenga il Presidente della Repubblica” dice Giuseppe La Rocca, uno dei tre cosiddetti “mostri” di Ponticelli che nel 1983 furono accusati e poi condannati per il massacro consumatosi nel quartiere periferico di Napoli. Barbara Sellini e Nunzia Munizzi erano due bambine di 7 e 10 anni che abitavano nello stesso palazzo nel quartiere di Ponticelli. Il 3 luglio 1983 i loro corpi carbonizzati furono trovati ore dopo la loro scomparsa, avvenuta il giorno precedente, in un canalone della zona periferica est di Napoli. Per quel massacro furono condannati all’ergastolo Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo, oggi uomini liberi dopo aver scontato 27 anni in carcere a seguito della sentenza definitiva all’ergastolo che gli fu inflitta all’esito del processo per il duplice omicidio.
La difesa dei cosiddetti “mostri” di Ponticelli
I tre “assassini” si sono prima rivolti a Roberto Saviano, che ha perorato la loro causa in una conferenza stampa alla Camera, poi al Capo dello Stato Mattarella, ma della questione è stata investita anche la premier Meloni. “Lo diciamo da quarant’anni che siamo innocenti. Non ci sono prove, va fatta giustizia per noi e per le due vittime. Il processo va riaperto. La commissione antimafia ha l’opportunità di portare avanti questa cosa” dice Ciro Imperante, “doveva succedere nella scorsa legislatura, ma poi è caduto il Governo e non si è più fatto“. “La testimone – ricorda Luigi Schiavo – riconobbe nessuno di noi tre”. B. Vittime, secondo la ricostruzione, di un duplice omicidio ricordato come uno dei più sconvolgenti casi della cronaca nera e passare alla storia come “il massacro di Ponticelli”. I tre si sono sempre detti innocenti sostenendo di essere vittime di un clamoroso errore giudiziario, negando un coinvolgimento nella terribile spirale di orrori.