Calenda scatenato contro Repubblica: “Gli Elkann vi hanno comprato per coprire la fuga dall’Italia”

23 Gen 2024 14:02 - di Sveva Ferri
calenda

Nel tentativo di fare un caso di attacco alla libertà di stampa del breve passaggio di Giorgia Meloni su un titolo di Repubblica nel corso della trasmissione Quarta Repubblica, il direttore della testata Maurizio Molinari ha tirato in ballo anche Carlo Calenda, a sua volta “reo” di aver sottolineato, come il premier, le connessioni tra la linea editoriale del giornale e le scelte imprenditoriali della famiglia Elkann che ne è editore. Una mossa alla quale il leader di Azione ha replicato letteralmente punto su punto, ribadendo e circostanziando l’accusa secondo cui, in sintesi, i giornali del gruppo Gedi hanno smesso di dargli asilo da quando ha iniziato a parlare dei danni alla competitività causati dalla vicenda Stellantis e dalle scelte degli Elkann e “la sinistra e la Cgil hanno smesso di parlare della fuga della ex Fiat da quando gli Elkann hanno comprato Repubblica, il principale giornale della sinistra”. Insomma, per Calenda, altro che “giornale libero” come recita il titolo dell’editoriale di Molinari.

Calenda all’attacco sul cortocircuito Elkann-Repubblica-sinistra

Quelle posizioni Calenda le ha espresse in un’intervista al Messaggero di ieri. Dunque, prima che Meloni in serata da Porro, a proposito delle privatizzazioni, dicesse che “mi ha fatto un po’ sorridere l’accusa arrivata da Repubblica, con una prima pagina sull’Italia ‘in vendita’. Che quest’accusa venga dal giornale di proprietà di quelli che hanno preso la Fiat e l’hanno ceduta ai francesi, hanno trasferito all’estero sede legale e sede fiscale, hanno messo in vendita i siti delle nostre storiche aziende italiane… Non so se il titolo fosse un’autobiografia però, francamente, lezioni di tutela di italianità da questi pulpiti, anche no”.

La posa vittimista di Molinari

Due valutazioni indipendenti, arrivate da due esponenti politici certamente non assimilabili ed espresse in due momenti diversi, sebbene convergenti sostanzialmente su un’analisi simile. Per Molinari, però, “dispiace sinceramente che anche un leader dell’opposizione come Carlo Calenda abbia scelto di fare proprio lo stesso linguaggio ed approccio (del premier, ndr), al fine di svilire il nostro lavoro di giornalisti. Ignorando che le nostre pagine sono aperte, da sempre, anche alle opinioni sue e del suo partito”. Insomma, un po’ come se Calenda si fosse accodato a Meloni con l’unico scopo di denigrare Repubblica.

La replica di Calenda a Molinari

Calenda, che piaccia o no, è uno che non si tira indietro, non l’ha presa benissimo e a Molinari ha risposto con un “uno-due” e pure tre durissimo. “Caro Maurizio Molinari – ha scritto su X taggando il direttore – rispondo al suo editoriale per ciò che mi riguarda. 1) Repubblica non ha mai pubblicato un articolo sulla situazione drammatica delle fabbriche Stellantis in Italia; 2) Repubblica ha pubblicato al contrario una lunga serie di notizie elogiative su modelli e annunci di Stellantis, omettendo le notizie negative; 3) Da quando ho sottolineato il legame tra l’acquisto di Repubblica e la compiacenza di Cgil e sinistra verso Elkann nella vicenda Stellantis, il suo giornale non ha mai, dicasi mai, dato spazio al sottoscritto”.

L’affondo sull’indipendenza del giornale: “Risponde alla ragione per cui è stato comprato: coprire la fuga dall’Italia”

“Neppure Berlusconi era mai arrivato a tanto. Su questo punto, nella sua risposta, lei sta semplicemente mentendo”, ha sostenuto ancora il leader di Azione, sottolineando che “tutto ciò configura un enorme conflitto di interessi e una conduzione del giornale che risponde alla ragione per cui l’editore lo ha comprato: coprire la sua fuga dall’Italia”. “Del resto pre-pensionamenti e vendite di pezzi del gruppo editoriale, dimostrano che una volta completata l’operazione, verrete serenamente ceduti. Ps: le segnalo che l’Economist, pur appartenendo agli stessi azionisti, all’indomani dell’accordo Psa-Fca pubblicò un pezzo dicendo chiaramente che si trattava di una vendita e non di una fusione. Un altro giornalismo è possibile”, ha concluso Calenda.

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