Santa Lucia immigrata nigeriana: polemiche a Siracusa per il progetto firmato da Coop e Onlus

6 Dic 2023 9:50 - di Marta Lima

Santa Lucia nera, araba, ma anche nigeriana, immigrata, magari anche musulmana, come se niente fosse, come se il simbolo religioso di un cristiano possa essere piegato alla propaganda politica senza colpo ferire, tanto noi cattolici siamo tolleranti… La polemica, però, a Siracusa è scoppiata, tra la Deputazione della Cappella di Santa Lucia e il progetto MetaBorgata, che ha realizzato l’icona araba e africana di Santa Lucia, una associazione a cui fanno capo Coop e Onlus, come l’associazione Rifiuti Zero Siracusa, Astrea Onlus, Fondazione Siamo Mediterraneo Onlus (CIAO), ma anche il Siracusa Calcio ASD, Natura Sicula, Cooperativa San Martino, Ass. Bangladesh Somaj Kollan Somiti e altre.

Il manifesto con Santa Lucia nigeriana e la “reazione” dei devoti della martire di Siracusa

Tutto parte da un manifesto dove l’immagine di Santa Lucia è creata con un’araba, una nigeriana, una bengalese e un’europea. Una scelta definita inopportuna per la Deputazione della Cappella di Santa Lucia e la Basilica Santuario di Santa Lucia al Sepolcro. «Nel rispetto dell’iniziativa – dichiarano – che siamo convinti voleva essere una provocazione non contro la Martire siracusana. Utilizzare un’immagine riconoscibile di Santa Lucia cambiando il volto non rispetta il sentimento di tanti cittadini che si sono sentiti offesi e turba il sentimento devozionale di tanti siracusani. Se uno degli obiettivi di MetaBorgata è fare comunità sicuramente in questo caso si è persa un’occasione: non sono in discussione le motivazioni ma è evidente il mancato rispetto nei confronti di tanti devoti che alla vigilia della festa si sono sentiti smarriti di fronte all’immagine della loro Patrona impropriamente utilizzata».

La replica: “Nel nostro quartiere siamo pieni di immigrati…”

La replica, però, non si fa attendere: Viviana Cannizzo, coordinatrice del progetto, difende l’idea «la cui finalità è quella di sostenere progettualità capaci di fornire risposte concrete che abbiano un forte carattere di prossimità in risposta ai bisogni dei cittadini». «Per attivarci – spiega – come cittadini profondamente innamorati di questo quartiere, abbiamo usato l’idea del miracolo come strategia umana e non divina per risolvere i problemi. La Borgata siamo noi, italiani, nigeriani, bangladesi o maghrebini, noi che abitiamo e viviamo questo quartiere e di questo quartiere vogliamo prenderci cura. Si chiama educazione civica, e immaginiamo che la nostra santa, che in molti invocano, ne sia paladina, e la desideri tanto quanto le persone che in lei si incarnano, così come ha insegnato Gesù Cristo ai suoi credenti attraverso il suo sacrificio, ovvero che anche gli uomini possono fare miracoli prendendosi cura di ciò che amano, sia esso il loro quartiere, la loro famiglia, la loro terra».

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