Rdc, stanati i furbetti di una truffa da 450.000 euro. Stranieri, detenuti e lavoratori “smemorati”: 48 denunciati
Continuano indefessi a beffare Stato e contribuenti ma, altrettanto pervicacemente, le forze dell’ordine indagano, accertano, e li scovano ciclicamente. Come accaduto nel caso degli ultimi furbetti del Rdc che la Guardia di Finanza ha stanato nel Vicentino, dove i controlli delle Fiamme Gialle tesi a verificare la regolarità della concessione hanno consentito di individuare gli ultimi illegittimi percettori del sussidio di Stato: 48 persone tra stranieri, detenuti e lavoratori che hanno “omesso” di indicare i redditi percepiti. Tutti soggetti denunciati a vario titolo per una truffa da 450mila euro in totale. Ma procediamo con ordine, in base alla ricostruzione dell’indagine proposta dall’Adnkronos.
Truffe Rdc, la Gdf di Vicenza stana gli ultimi furbetti
Sul caso, allora, l’agenzia di stampa ricorda che per molti cittadini stranieri la causa della illegittima fruizione del beneficio è dovuta alla mancanza del requisito della residenza, tenuto conto che la legge prevede che il richiedente il sussidio debba essere residente in Italia da almeno 10 anni, di cui 2 in maniera continuativa. In diversi casi, dunque, i Reparti hanno permesso di appurare che spesso i beneficiari del contributo hanno auto-dichiarato, in sede di trasmissione della domanda di percezione, il predetto requisito senza, tuttavia, avere conseguito la dimora abituale nello Stato per l’intero periodo richiesto.
Una truffa sul Rdc da 450mila euro e con 48 denunciati
In altri casi, invece, i richiedenti hanno omesso di comunicare all’Inps l’inizio dell’attività lavorativa nel termine dei 30 giorni previsti. Ovvero, hanno fornito mendaci dichiarazioni inerenti alla composizione del nucleo familiare. Oppure, ancora, hanno sorvolato sull’indicazione dei redditi da lavoro percepiti e non rilevati per l’intera annualità nell’Isee. Non solo. Tra i percettori della misura di sostegno sono stati scoperti anche soggetti privi del così detto requisito di “onorabilità”. Gli approfondimenti, eseguiti anche attraverso specifiche analisi operative di rischio, hanno consentito di rilevare l’omessa comunicazione da parte degli istanti, nei relativi moduli, dello stato detentivo proprio e/o di un componente del nucleo familiare.
Tra i percettori illegittimi, stranieri, detenuti e lavoratori
Così, tra i vari casi segnalati in esame, nello specifico l’Adnkronos menziona un primo caso in cui una richiedente, residente a Schio, è risultata essere sottoposta sia a custodia cautelare in carcere che a quella degli arresti domiciliari. Da ulteriori accertamenti, è stato appurato come un componente del relativo nucleo familiare (la madre) avesse altresì presentato altre due domande di Rdc, omettendo di indicare, rispettivamente, il sopravvenuto stato di detenzione del familiare, nonché l’intervenuta condanna definitiva di quest’ultima per il reato di rapina.
Truffa Rdc nel Vicentino, tra i furbetti condannati con obbligo di firma
Nel secondo caso, invece, il richiedente, sempre residente a Schio. E già sottoposto in passato sia alla custodia cautelare in carcere. Che agli arresti domiciliari. Ha sottoscritto la domanda di accesso al sostegno quando era destinatario di un obbligo di firma davanti alla Polizia Giudiziaria. Peraltro, lo stesso è risultato essere stato condannato, in via definitiva, per diversi reati quali ricettazione, resistenza a pubblico ufficiale e associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.
C’è persino un detenuto che ha vinto ingenti somme tra giochi e scommesse
Infine, in un ulteriore vicenda finita sotto inchiesta, un cittadino di Zanè, oltre a essere risultato sottoposto sia alla custodia cautelare in carcere che a quella degli arresti domiciliari, in momenti diversi, aveva omesso di dichiarare nel modello Isee allegato alla richiesta di erogazione del beneficio economico, di aver incassato, nel periodo dal 2017 al 2023, vincite derivanti da giochi e scommesse per un importo considerevole.
Il caso dell’extra-comunitario che dimentica di dichiarare che lavora…
Ultimo caso, ma non per ordine di importanza, quello relativo agli accertamenti condotti nei confronti di un cittadino extra-comunitario residente a Vicenza, che hanno consentito di verificare che l’uomo, al momento della presentazione della domanda di RdC, non aveva provveduto a dichiarare lo svolgimento della propria attività lavorativa e quella di un componente del nucleo familiare, dalla quale sono derivati redditi da lavoro non rilevati per l’intera annualità nell’Isee.