Rapporto Svimez: cresce l’occupazione ma il balzo dell’inflazione ha eroso il potere d’acquisto

5 Dic 2023 11:07 - di Alessandra Danieli

Emergenza energetica, consumi e inflazione: la fotografia dell’ultimo rapporto di Svimez parte dal fattore clima che impatta su diversi settori, tra cui Energia, Turismo, Assicurazioni, Immobiliare e Trasporti. E fotografa l’impatto dell’inflazione sulle famiglie, soprattutto nel Sud.

 Svimez: il fattore clima impatta sulle famiglie

Il 2022 è stato l’anno più caldo e siccitoso mai registrato in Italia, con una temperatura media superiore di 1,23 gradi rispetto al trentennio 1991-2020. E  una diminuzione delle precipitazioni del 22% rispetto alla media 1991-2020. Il cambiamento climatico colpisce diversamente le regioni, con la Sicilia a maggior rischio desertificazione (70% del territorio minacciato da insufficienza idrica), Seguita da Molise (58%), Puglia (57%) e Basilicata (55%). Le temperature più elevate hanno effetti economici differenziati tra Nord e Sud, con le regioni settentrionali che potrebbero vedere un aumento del Pil (+0/2%) e il Sud una significativa riduzione (-1/3%), con picchi superiori al -4% in Campania e Sicilia.

Accelerare la produzione di energie rinnovabili

“È essenziale  – si legge nel rapporto – accelerare la produzione di energie rinnovabili in Italia, con particolare attenzione al Mezzogiorno. Che ha il potenziale per diventare un polo produttivo strategico. Ma occorre superare l’idea del Mezzogiorno come mero hub energetico europeo. La capacità installata di energie rinnovabili in Italia è cresciuta nel 2022, ma è ancora insufficiente per raggiungere gli obiettivi europei. Le regioni del Sud, come la Sicilia, la Puglia e la Campania, hanno registrato una crescita sopra la media nazionale. Questi progressi però nascondono la sotto-dotazione manifatturiera e la dipendenza strategica dalle importazioni asiatiche nel comporto delle tecnologie verdi (pannelli, turbine e biocarburanti), che nel 2022 sono raddoppiate (+104%) a 22 miliardi a livello europeo.

Il Mezzogiorno può diventare polo strategico

“Proprio in questo settore si potrebbe dispiegare il potenziale del Mezzogiorno. Che a partire dalle eccellenze sul territorio può ambire a diventare un polo produttivo strategico”. Rispetto al pre-pandemia la ripresa dell’occupazione si è mostrata più accentuata nelle regioni meridionali: +188 mila nel Mezzogiorno (+3,1%), +219 mila nel Centro-Nord (+1,3%).

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In tema di precarietà del lavoro, nella ripresa post-Covid dopo il “rimbalzo” occupazionale è tornata a inasprirsi la precarietà. Dalla seconda metà del 2021, è cresciuta l’occupazione più stabile. Ma la vulnerabilità nel mercato del lavoro meridionale resta su livelli alti. Quasi quattro lavoratori su dieci (22,9%) nel Mezzogiorno hanno un’occupazione a termine, contro il 14% nel Centro-Nord. Il 23% dei lavoratori a temine al Sud lo è da almeno cinque anni (l’8,4% nel Centro-Nord).

Lavoro, cala la quota involontaria

Tra il 2020 e il 2022 è calata la quota involontaria sul totale dei contratti part time in tutto il Paese. Ma il divario tra Mezzogiorno e Centro-Nord resta ancora molto pronunciato. Il 75,1% dei rapporti di lavoro part time al Sud sono involontari contro il 49,4% del resto del Paese. Nonostante la crescita dell’occupazione, nel 2022 la povertà assoluta è aumentata in tutto il Paese. La povertà – fotografa lo Svimwz –  ha raggiunto livelli inediti. Nel 2022, sono 2,5 milioni le persone che vivono in famiglie in povertà assoluta al Sud: +250.000 in più rispetto al 2020 (–170.000 al Centro-Nord). La crescita della povertà tra gli occupati conferma che il lavoro, se precario e mal retribuito, non garantisce la fuoriuscita dal disagio sociale.

L’inflazione erode il potere d’acquisto

L’accelerazione dell’inflazione del 2022 ha eroso soprattutto il potere d’acquisto delle fasce più deboli della popolazione. Sono state colpite con maggiore intensità le famiglie a basso reddito. Prevalentemente concentrate nelle regioni del Mezzogiorno. Nel 2022 l’inflazione ha eroso 2,9 punti del reddito disponibile delle famiglie meridionali. Oltre il doppio del dato relativo al Centro-Nord (–1,2 punti).

I salari registrano una forte contrazione

Rispetto alle altre economie europee, in Italia la dinamica inflattiva si è ripercossa in maniera significativa sui salari reali italiani. Che tra il II trimestre 2021 e il II trimestre 2023 hanno subìto una contrazione molto più pronunciata della media Ue a 27 (–10,4% contro –5,9%). E ancora più intensa nel Mezzogiorno (–10,7%) per effetto della più sostenuta dinamica dei prezzi. Questa dinamica si colloca in una tendenza di medio periodo delle retribuzioni lorde reali per addetto, anch’essa particolarmente sfavorevole al Mezzogiorno: –12% le retribuzioni reali rispetto al 2008 (–3% nel Centro-Nord).

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