Raoul Bova a processo: un avvocato lo accusa di averlo aggredito per difendere la fidanzata Rocio
”Quando stavo per aprire lo sportello ho sentito un colpo sul finestrino e c’era una persona, che poi ho riconosciuto come Raoul Bova, che prendeva a calci la mia auto. Gli ho detto ‘sono un avvocato, chiamo il 113’, e in quel momento mi ha strappato il telefono di mano e lo ha sbattuto contro il tettuccio”. Lo ha detto in aula l’automobilista nel corso del processo nato da una lite avvenuta in strada con l’attore durante una manovra per un parcheggio. Secondo l’accusa, che vede Bova imputato per violenza privata, lesioni e minacce e l’automobilista, che nel procedimento è anche parte offesa insieme alla compagna dell’attore, Rocio Munoz Morales, per violenza privata, Bova avrebbe aggredito l’automobilista che ”dopo una manovra azzardata” avrebbe messo ”in pericolo l’incolumità fisica della donna”. E nel corso della lite, secondo quanto riportato nel capo di imputazione l’attore avrebbe minacciato l’automobilista dicendogli ‘ora ti porto dentro e ti sistemo”’.
Il processo contro Raul Bova intentato dall’avvocato Matteo Cartolano
L’automobilista, che è un avvocato, Matteo Cartolano, ha raccontato che il 27 aprile 2019 era intervenuto in sui soccorso un finanziere “che gli ha detto di fermarsi perché stava commettendo un reato, e solo allora sono riuscito a chiamare le forze dell’ordine che sono subito intervenute”. Diversa però la versione fornita dalla compagna dell’attore. ”Il mio compagno ha sentito che urlavo ed è intervenuto ma non l’ha toccato”. Quella sera, ha detto, “io sono uscita prima dal ristorante per andare verso la macchina, stavo per entrare nell’abitacolo, quando all’improvviso è arrivata un’auto che voleva parcheggiare di fianco. Gli ho chiesto di aspettare un attimo, ma lui non mi ha ascoltata e ha accelerato. Per fortuna mi sono spostata altrimenti mi avrebbe investita in pieno”.
La versione dell’accusatore
“Stavo tornando a casa dal mio studio – è invece la ricostruzione dell’avvocato Cartolano – ho parcheggiato, la macchina si era inserita per due terzi ma c’era una signora che transitava sull’asfalto. Era al telefonino. Le ho fatto gli abbaglianti, mi mancavano 30 centimetri per completare la manovra. Lei con fare supponente ha detto ‘parcheggia’. Ricordo di aver guardato lo specchietto, poi dopo aver parcheggiato ho parlato al telefono e dopo ho visto quella donna che faceva rimostranze, mi sono chiesto ‘non sia mai che la ho presa’. Quindi stavo uscendo dalla macchina quando ho sentito una sberla sul parabrezza, e calci e pugni sulla macchina, ho pensato fosse un pazzo, invece era Raoul Bova”, ha raccontato ai giudici Cartolano. “Poi Bova mi ha afferrato per un braccio e mi ha tirato giù dalla macchina colpendomi la spalla con un pugno e quando ho provato a chiamare il 113, lui mi ha strappato il cellulare dalla mano e lo ha sbattuto contro il tettuccio della macchina, mandando il vetro in frantumi”.
Il giudice ha invitato le parti a trovare un accordo conciliativo, vista la lieve entità dei fatti e in attesa della prossima udienza, prevista per aprile 2024.