Mollicone, fare luce sui misteri della strage di Fiumicino del ‘75, un dovere verso le vittime
“Il soggiorno dei terroristi in Italia prima dell’attentato” del 27 dicembre 1985 all’aeroporto di Fiumicino e “la loro città di provenienza” sono alcuni dei punti ancora oscuri di quella strage – oggi ne ricorre l’anniversario – sulla quale, secondo Federico Mollicone, oggi presidente della Commissione cultura della Camera e già consulente della Commissione Impedian è necessario ancora fare luce.
La vicenda è costellata di misteri. E riporta ad altre stragi che insanguinarono il Paese in quegli anni anche successivi, fino al disastro di Ustica e alla strage di Bologna del 1980. Giacché richiama una matrice comune, quella degli attentati arabi in Italia, delle bombe sugli aerei e sui treni, del terrorismo rosso internazionale che, ad un certo punto, si coagulò attorno alle figure di personaggi come Ilich Ramirez Sanchez detto lo Sciacallo.
Un commando, composto da quattro terroristi, armati di kalashnikov e bombe a mano, aprì il fuoco, intorno alle 9 circa di mattina, nel settore delle partenze internazionali verso i passeggeri in coda per il check in dei bagagli presso gli sportelli della compagnia aerea israeliana El Al e dell’americana Twa nell’aeroporto Leonardo Da Vinci di Fiumicino a Roma”, ricorda Mollicone.
“Al fuoco risposero gli agenti di pubblica sicurezza presenti sul posto e 5 agenti speciali israeliani – continua il parlamentare di FdI. – Il risultato dell’attacco fu di 16 morti, di cui una parte nell’immediato all’aeroporto, mentre altri durante il trasporto verso gli ospedali della città di Roma, mentre i feriti furono 76 feriti. Tra gli attentatori 3 morirono, un quarto venne arrestato e condotto ferito all’ospedale di Regina Coeli. Su alcuni di essi trovarono un biglietto con scritto ‘martiri della Palestina’”.
“Con pochi minuti di differenza, all’aeroporto Schwechat di Vienna, altri 3 terroristi assaltarono la zona del check in delle linee aeree israeliane El Al e spararono nel salone delle partenze. In questo secondo attentato ci furono 4 morti, tra cui 1 terrorista e 44 feriti. Altri 2 terroristi riuscirono a fuggire, ma furono fermati e arrestati nella strada verso la frontiera con la Cecoslovacchia – prosegue il deputato di Fratelli d’Italia. – A distanza di anni dobbiamo analizzare e comprendere meglio le dinamiche degli avvenimenti e aprire nuove riflessioni per dare alle famiglie delle vittime tutta la verità storica. Ad esempio, sono da chiarire alcuni punti come il soggiorno dei terroristi in Italia prima dell’attentato e la loro città di provenienza; le probabilità, sulla base della situazione internazionale, di subire attentati in Italia”.
“È necessario inoltre analizzare le misure straordinarie adottate in seguito alle segnalazioni ricevute dai servizi di sicurezza italiani prima del verificarsi del fatto e le suddette segnalazioni da parte dei servizi di sicurezza dei paesi alleati o amici – continua – Bisogna chiarire quanti colpi e da chi furono esplosi, la presenza di uomini armati del servizio di sicurezza israeliano in territorio italiano al di fuori dell’ambasciata del paese, luogo extraterritoriale, e capire in che modo furono rafforzate le misure di sicurezza degli obiettivi sensibili dopo l’attentato”.
“Bisogna squarciare il velo di mistero su questo tragico evento. In questo senso, come votato dal Parlamento, vanno adottate iniziative urgenti, anche di carattere normativo, per la riforma della disciplina del cosiddetto segreto di Stato, per la declassifica e la consultabilità dei documenti declassificati, e l’accelerazione del processo di digitalizzazione nonché a proseguire in questa importante operazione di verità e trasparenza facilitando e accelerando il versamento della documentazione all’Archivio centrale di Stato, per mettere il più ampio patrimonio informativo a disposizione della collettività e della ricerca storica”, conclude.