Giornalismo patriarcale (e di sinistra): Arianna Meloni trattata solo come “moglie”. Questo è il loro femminismo
Vanno alla prima giornata di Atreju, la festa di FdI in corso a Roma a Castel Sant’Angelo, per catturare battute e folklore. Per fare pezzi movimentati, ma sempre “contro” s’intende. Si buttano così su Arianna Meloni. E’ una dirigente importante di FdI. Una donna. Cui si potrebbero fare tante domande. Politiche oppure personali, ma sempre rispettando la sua identità. Lei è Arianna Meloni, non solo la “sorella di”, non solo la “moglie di”.
Eppure il registro cronistico scelto dai quotidiani oggi è quello di inchiodarla ai presunti errori del marito ministro, bersaglio privilegiato dei censori nostrani. C’è la faccenda del treno da chiedere alla moglie. E, con scarsa fantasia, la domanda delle domande per Arianna è quella e solo quella. Gliela fa l’inviata velenosetta di Piazzapulita che sta lì in agguato, brandendo il microfono vendicatore dei pendolari d’Italia. E tutti riprendono quella domanda e quella risposta. La rilanciano. Ci fanno il titolo. Giornalismo pigro o fazioso o tutt’e due?
“Sorella d’Italia” e “regina delle tessere”
In ogni caso ecco il risultato. “La regina delle tessere di Fratelli d’Italia – scrive il Corriere – è davvero arrabbiata con il marito ministro Lollobrigida per aver fermato a richiesta un treno Frecciarossa? Macché, la sorella d’Italia ne va orgogliosa: «Si è voluto montare un caso su una cosa che hanno sempre fatto tutti, io sono fiera di Francesco. Lui a Caivano è andato a lavorare, gli ho fatto anche i complimenti».
La tirata d’orecchie al marito…
Figuriamoci se Repubblica si sottrae: “Poi difende il marito, Francesco Lollobrigida, per la fermata del treno. «A Caivano aspettavano lo Stato, e lui ha trovato la soluzione, sono stata orgogliosa di lui, andava a lavorare, lo hanno fatto tutti in passato!». Tutti chi? Quindi non gli ha tirato le orecchie? «Sinceramente no, in altri casi sì, in questo no». E il pensiero corre malizioso ad altre marachelle del ministro”.
Una visione provinciale e patriarcale
Su La Stampa infine: “Le chiedono conto della fermata speciale del Frecciarossa a Ciampino richiesta dal coniuge. Lei lo difende: «Sono stata orgogliosa di lui per aver fermato il treno per Caivano. Ha trovato una soluzione per arrivare in un posto che aspettava un segnale dalle istituzioni». Nessuna tirata di orecchie, giura: in questo caso no, in altri casi sì”.
Dunque nella visione provinciale e patriarcale di certe testate, che pure immaginano di essere all’avanguardia sul tema dei diritti e dell’uguaglianza di genere, una donna, anche se inserita a pieno titolo nei livelli decisionali del primo partito italiano, a cosa si riduce? A una moglie che fa le tirate d’orecchio al marito birichino. E ciò, magari, dopo avere celebrato il film della Cortellesi come il manifesto dell’emancipazione dal maschio “proprietario”. Quando si dice la coerenza…