Fedez e le minacce di morte al figlio Leone: gli odiatori e i mostri della normalità

6 Dic 2023 14:46 - di Mario Campanella
Fedez

Quante volte abbiamo criticato Fedez? Tantissime. E tante altre volte lo criticheremo: per gli eccessi di Sanremo, tra baci omo e Inni alla cannabis, perché fa il paladino della libertà in una dimensione progressista e anche capziosa, perché agisce come un elemento politico. E per tante altre cose poco intelligenti che a volte dice, insieme ad altre argute e profonde.

Fedez e le minace di morte al figlioletto Leone

Fedez non è diverso da noi e dalla cifra delle cose poco elevate che fioriscono dalla nostra mente. La mente bicamerale, arcaica contrapposizione tra intuizioni e difetti che ci accompagnano. Su una cosa, però, Fedez è patrimonio comune: la vergognosa catena di insulti e auguri di morte scatenata da haters sul suo profilo che non ha risparmiato nemmeno il piccolo Leone, il figlio dei Ferragnez al quale peraltro il cantante ha spesso dedicato pensieri commoventi in occasione della lotta al tumore al pancreas che lo vede combattere eroicamente pur essendo molto giovane. Cosa si può fare a chi augura la morte a un ragazzo di 34 anni e addirittura anche al figlioletto? Sergio Quinzio, indimenticata firma teologica del Corriere, ai tempi di Tangentopoli propose di punire i politici ladri facendo raccogliere loro ogni giorno ( all’epoca c’erano le lire) i soldi rubati in monete da una lira per poi ributtare tutto a terra.

Gli haters sanno cosa significhi un bambino che muore?

A questi ascari contemporanei, più temibili di un esercito di soldati d’avanguardia per il loro scarso senso etico, andrebbe riservata una punizione corporale originale, non sadica ma efficace. Costringerli per otto ore giornaliere a vedere cosa significhi un bambino che muore. Fedez è un ondivago rapper, capace di belle canzoni e di continue, pessime esibizioni da politico. Ma è un uomo. I suoi odiatori, che vorrebbero vedere morto anche un bambino, sono il frutto di un degrado culturale più spaventoso. Quelli che picchierebbero un altro uomo per una partita di calcio o per un parcheggio sbagliato. I veri mostri della normalità che Tiziano Sclavi ha descritto in Dylan Dog. Sinceramente ci fanno un po’ schifo. Anche se è peccato, Dio ci perdonerà.

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