Salario minimo, Rizzetto: “Ridiamo slancio alla contrattazione collettiva. Conte non ha letto bene…”
No al salario minimo perché “crediamo che non debba essere la politica a farlo, bensì la contrattazione collettiva, alla quale, infatti, noi vogliamo dare un nuovo impulso”. A parlare e a spiegare la proposta del governo che ha mandato in tilt le opposizioni è Walter Rizzetto. Ilresidente della commissione Lavoro della Camera di FdI lo aveva spiegato agli Stati generali del Lavoro e lo ha ribadito in un’intervista alla Stampa. Il governo, entro sei mesi, “è delegato ad adottare, su proposta del Ministro del lavoro” una serie di decreti legislativi “in materia di retribuzione dei lavoratori e contrattazione collettiva”: al fine di “garantire l’attuazione del diritto di ogni lavoratore e lavoratrice a una retribuzione proporzionata e sufficiente, come sancito dall’articolo 36 della Costituzione”. Un obiettivo da raggiungere “rafforzando la contrattazione collettiva” e prendendo a riferimento i “trattamenti economici complessivi minimi dei contratti collettivi nazionali maggiormente applicati”.
La controproposta del governo sul salario minimo
E’ quanto prevede l’emendamento di maggioranza sul salario minimo in esame in commissione alla Camera. La proposta è firmata da tutti i capigruppo del centrodestra in commissione. Tra gli obiettivi quello di “assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi”. Il centrodestra, dunque, mette nero su bianco la sua contro-proposta sul salario minimo con un emendamento in due articoli; soppressivo di tutta la proposta unitaria del centrosinistra a prima firma di Giuseppe Conte che prevede invece la soglia minima di 9 euro lordi l’ora introdotta per legge.
Rizzetto: “Contrasto alle false cooperative e rinnovo dei contratti pirati”
“Abbiamo poi indicato altri obiettivi – spiega Rizzetto- come, tra gli altri, il contrasto alle false cooperative e l’impulso al rinnovo dei contratti scaduti”. Su quest’ultimo aspetto ipotizza: “Una delle strade è immaginare delle premialità per le categorie che si impegnano a sbloccare situazioni ferme da anni. Ovviamente compatibilmente con i vincoli di bilancio». Nel testo spunta anche, tra i principi, quello di “favorire lo sviluppo progressivo della contrattazione di secondo livello”; anche “per fare fronte alle diversificate necessità correlate all’incremento del costo della vita e alle differenze dei costi su base territoriale”.
Salario minimo: “Reazioni scomposte dalle opposizioni”
Il commissario europeo Nicolas Schmit è intervenuto a gamba tesa, chiedendo di nuovo all’Italia di introdurre la misura del salario minimo. “Ho trovato un po’ irrituale quella intervista- sostiene Rizzetto- . Anche perché noi siamo in contatto con i suoi uffici e lo stesso Schmit verrà nella nostra commissione per un’audizione ai primi di dicembre. Sarebbe stato più corretto aspettare quell’occasione per esprimersi”. Quanto al dialogo con le opposizioni Rizzetto è chiaro: «Spero che le nostre proposte vengano lette e soprattutto comprese. L’opposizione fa il suo compito, ma vedo reazioni scomposte da chi si sente spogliato di un tema che pensava fosse esclusivo. E invece scopre che non è così. Evidentemente abbiamo colto nel segno con una proposta alternativa e di buon senso. E non una bandierina elettorale”.
“Non ci sono le gabbie salariali, Conte non capisce…”
Il presidente della commissione Lavoro di FdI ammette che “l’emendamento soppressivo rispetto alla proposta dell’opposizione rappresenta uno strumento forte”. Ma è per un buon motivo: “Dà voce a tutti i nostri dubbi, e non solo nostri, sull’impianto che hanno presentato”. I salari differenziati previsti nell’emendamento a seconda delle aree d’Italia, fra Nord e sud non sono gabbie salariali, come accusa Giuseppe Conte. Ma si tratta “più semplicemente di contrattazione di secondo livello: argomento che va approfondito anche grazie all’impegno sindacale quotidiano. Comprendo la reazione politica, non il fatto di non saper nemmeno leggere e capire, come Conte dimostra con queste obiezioni”.
I contratti pirata
Nella proposta della maggioranza non si utilizza mai il termine salario, né viene indicata una cifra minima di retribuzione. Si fa comunque riferimento a misure per “assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi”. Nell’ambito della delega si prevede inoltre un ruolo specifico del ministero del Lavoro sia in caso di mancanza di contratto di riferimento che nel caso di ritardo nei rinnovi. L’altra delega, prevista nel testo e sempre di 6 mesi, riguarda invece i contratti pirata. E lo scopo è quello di “incrementare la trasparenza” nelle dinamiche contrattuali “nonché conseguire obiettivi di effettivo contrasto al dumping contrattuale, a fenomeni di concorrenza sleale, alla evasione fiscale e contributiva ed al ricorso a forme di lavoro nero o irregolare in danno dei lavoratori e delle lavoratrici”.