Roberto Maroni, un uomo leale, un esempio: al Viminale il ricordo di amici e colleghi a un anno dalla scomparsa
Un barbaro sognante, così Roberto Maroni amava definirsi. Ad un anno dalla scomparsa lo hanno ricordato gli amici, i colleghi, chi ha lavorato con lui nella sua lunga carriera politica, nel corso di una cerimonia commemorativa al Viminale. «La grande capacità di Roberto Maroni è stata quella di essere un grande innovatore. Da qui, seppe dimostrare di saper conciliare vicende inconciliabili, un ministro dell’Interno fortemente istituzionale», sottolinea nel suo ricordo del predecessore, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Che poi aggiunge: «Inaugurò la stagione dei pacchetti sicurezza. Poi ci fu la grande intuizione della tessera del tifoso. E fu il primo ad affrontare il tema della migrazione aprendo al dialogo con i Paesi d’origine. Mi piace ricordare – ha quindi concluso Piantedosi – che io fui nominato prefetto proprio da lui. Ed ebbi modo di imparare tantissimo»…
«È stato difficile fare il ministro dell’Interno dopo Maroni, ma non sono mancanti i consigli», ha ricordato a sua volta l’amico e collega leghista, il vicepremier Matteo Salvini. Aggiungendo poi: «Roberto è stato un esempio. Ha dimostrato come un uomo di parte possa essere uno dei migliori servitori delle istituzioni», ha voluto sottolineare il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, sottolineando con la voce rotta dalla commozione: «Se siamo qua oggi è anche e soprattutto grazie a Roberto Maroni. Era a servizio di tutti, ma orgogliosamente con una radice. Ha lasciato il segno, sia al Viminale che al Ministero del Lavoro, dove il suo passaggio è stato tangibile. Conto di aver fatto, al Viminale, una piccola parte di quello che Roberto Maroni ha fatto. Penso sia stato orgoglioso di quello che lui ha fatto e di quello che ha lasciato»…
Uomo delle istituzioni a servizio delle istituzioni, grande servitore dello Stato: è così che tutti i presenti hanno descritto Roberto Maroni.
«In queste stanze ho imparato molto: sia in termini delle istituzioni, sia in termini di acquisizione del senso delle istituzioni. E quell’aver imparato molto lo devo a molti maestri», sono state le parole del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. E «il periodo di apprendistato più proficuo – ha poi aggiunto – è stato quello in cui Roberto Maroni era ministro dell’Interno. La cosa che mi ha sorpreso di più è stata la sua attenzione, fin da subito, alla lotta alla criminalità mafiosa del sud quando, in quel particolare momento, la Lega era la Lega Nord». Non solo. «La cosa più bella ed entusiasmante con lui era il gioco di squadra, un modello da riproporre. Ricordare Roberto Maroni non è un ricordo come tanti altri, ma qualcosa che fa bene all’amministrazione. Un ricordo che può fare tanto», ha concluso Mantovano.
(Italpress)