Guccini e il senso “padronale” della cultura: un promemoria di autori di destra dalla A alla Z
Un piccolo (si fa per dire) promemoria – dalla A alla Z – per Francesco Guccini.
Alianiello, Altheim, Aron, Auden, Babel, Barrès, Benn, Bernanos, Berto, Bloy, Borges, Brasillach, Brodskij, Bulgakov, Burckhardt, Burke, Buscaroli; Carlyle, Cattabiani, Céline, Chateaubriand, Cioran, Claudel, Corradini, Corridoni, Croce, Cuoco, Cvetaeva; D’Annunzio, De Benoist, De Bonald, , De Giorgio, De Maistre, De Sivo, Del Noce, Donoso Cortès, Drieu La Rochelle, Dumezil; Eliade, Elías de Tejada, Eliot, Ernst Nolte, Ernst von Salomon, Evola, Finkielkraut, Florenskij, Forster.
Gadda, Gentile (Giovanni), Gentile (Panfilo), George (Stefan), Gide, Giuliotti, Gómez Dávila, Guareschi, Guenon; Haller (von), Hamsun, Heidegger, Herman Hesse, Houellebecq; Ionesco, Jouhandeau, Jünger, Kirk, Klages (Ludwig), Koestler; Lamennais, Landolfi, Lewis (C.S.), Longanesi, Lovecraft; Malaparte, Malraux, Mandel’stam, Mann, Marai, Marinetti, Mauriac, Maurras, Mishima, Moeller van den Bruck, Montale, Montherlant, Mosca (Gaetano), Musil; Nabokov, Oriani, Ortega y Gasset, Orwell, Palazzeschi; Papini, Pasternak, Pessoa, Pirandello, Ploncard d’ Assac, Pound, Prezzolini.
Rand, Rivarol, Romeo, Romualdi, Ronconi, Rothbard; Salamov, Salomon (von), Schmitt, Schuon, Scruton, Soffici, Solzenicyn, Sombart, Spengler, Spirito; Thiriart, Tolkien, Tomasi di Lampedusa, Tonnies, Ungaretti, Unamuno, Vogelin, Weil, Wolfe (Tom), Yeats, Zolla (Elémire).
Non so se sono riuscito a scrivere l’elenco dei grandi autori di destra o definiti tale. In effetti manca il più grande giornalista del Novecento italiano, Indro Montanelli. Le parole di Francesco Guccini riportano indietro l’orologio del tempo ma nascondono una sensazione che aleggia in diversi settori della sinistra: e cioè che la cultura, dal Novecento in poi, sia stata appannaggio del pensiero marxista. Guccini ( grandissimo cantautore) non dice niente di nuovo. L’abilità e la capacità di penetrazione susseguenti alla Rivoluzione d’ottobre, sintetizzate magistralmente da Gramsci, hanno attraversato, in una parte del mondo occidentale, l’idea che la rivoluzione possibile in Occidente dovesse partire proprio da una impostazione dominante del pensiero. E che questo progetto abbia avuto successo lo testimonia il fatto che ancora oggi una netta minoranza detenga il monopolio concettuale.
Guccini e la cultura “padronale” del possesso
È un processo lungo che si è nutrito di una perfetta “macchina da guerra “ editoriale. Lo scrisse apertamente Giuseppe Berto, denunciando l’isolamento di un mondo definito reazionario. La Destra ha anche oggi grandi figure intellettuali. Ma ciò non abbatte i pregiudizi di considerarla un agglomerato di populismo e di improvvisazione; mentre l’unica parte che elabora tesi sta dall’altro versante. Guccini dovrebbe sapere che Mishima fu pubblicato in Italia da Feltrinelli e che Sartre, ne La Nausea, omaggia Celine e la sua grandezza nella citazione sull’individuo. Ciò per testimoniare come le artate divisioni siano state spesso costruzioni suggestive.
La cultura è un argomento così vasto che ridurlo a un possesso parziale ne svilisce il senso. Lo testimonia Pasolini, che è divenuto patrimonio comune. Quello che manca all’Italia , che nutre ancora sentimenti di revanche sui quali mediocri artisti o scrittori hanno fatto le loro fortune. La bellezza non dovrebbe avere colori, né conoscere presunzioni arcaiche. Altrimenti vince la logica del pensiero unico, che è ancora più debole del pensiero generale. Come aveva predetto un altro grande autore non propriamente di sinistra come Junger.