“Devi morire”, minacce a Salvini su un muro di Milano. La solidarietà di Meloni: “Più ci attaccano, più ci rafforziamo” (video)

2 Nov 2023 21:15 - di Bianca Conte
Minacce a Salvini

«Salvini deve morire»: la scritta, vergata a carattere cubitali con vernice nera, compare sul muro di un palazzo di Piazzale Libia, a Milano. La firma, postata in calce, è una sigla: “Z4”, farebbe riferimento a una baby gang di ragazzi italiani e immigrati di seconda generazione. E ora, sulla vicenda intimidatoria indaga la Digos. Una vicenda che lo stesso vicepremier e segretario della Lega ha denunciato postando sui propri social una foto con la minaccia di morte.

Minacce a Salvini sul muro di un palazzo: il ministro posta la foto della scritta sui social

«Sabato – ha scritto Salvini – manifesteremo a Milano per difendere i valori dell’Occidente e censurare qualsiasi forma di violenza e antisemitismo. Chi pensa di spaventarci, come qualche baby-gang che mi ha minacciato di morte imbrattando un palazzo nella mia città, si sbaglia di grosso. Mi dispiace per i proprietari dell’immobile: spero che gli idioti vengano identificati e puniti facendo ripulire le scritte. Avanti, senza paura e col sorriso».

Minacce a Salvini, Meloni: «Più ci attaccano più ci rafforziamo»

Immediatamente tutti, dalle più alte cariche istituzionali ai colleghi della Lega, esprimono indignazione per quanto avvenuto e solidarietà al ministro e leader del Carroccio. A partire dal premier Giorgia Meloni che, su Facebook, posta emblematicamente: «Più ci attaccano, più ci rafforziamo. Solidarietà a Matteo Salvini». Una vicenda che suscita l’indignazione del mondo politico che – dal presidente del Senato Ignazio La Russa, fino ai presidenti della Regione Lombardia e della Regione Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia. Passando per i numerosi ministri e esponenti politici intervenuti a commentarla in queste ore – ha espresso vicinanza al vicepremier e respinto al mittente con fermezza le intimidazioni e il clima di odio che le motivano.

La Russa: «Nulla giustifica questo continuo clima d’odio»

«Al senatore e vicepremier Matteo Salvini rivolgo la solidarietà mia personale e quella del Senato della Repubblica per le minacce di morte apparse oggi a Milano in piazzale Libia. Nulla giustifica questo continuo clima di odio e trovo quanto mai necessario fare ogni sforzo possibile per ripristinare un clima di civile e sereno confronto democratico», ha dichiarato subito il Presidente del Senato, Ignazio La Russa. E a stretto giro sono arrivate anche le dichiarazioni del ministro Valditara: «Matteo Salvini siamo con te, non ci facciamo intimidire», ha scritto su X il ministro dell’Istruzione e del Marito.

La solidarietà dei ministri a Salvini: odio e violenza non ci fermeranno

Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso via social vicinanza a Salvini per le minacce di morte a lui indirizzate, postando su Twitter: «L’odio e la violenza non ci fermeranno. Forza Matteo Salvini, ti siamo vicini». Così come, in una nota, il ministro del Turismo Daniela Santanchè, ha stigmatizzato a chiare lettere la sua dura condanna per quanto avvenuto, parlando di «vile gesto di cui è stato vittima oggi a Milano» il leader leghista. E condannando «con fermezza la becera violenza di chi, senza argomenti, ricorre alle minacce di morte. Ma attenzione – ha poi concluso la Santanchè – questi episodi non ci indeboliscono. Né come Governo, né come singoli ministri. Ma ci rafforzano nella nostra attività governativa e ci confermano che stiamo facendo il bene della maggioranza silenziosa».

Calderoli: «Chi minaccia le istituzioni minaccia tutti noi»

Infine, il titolare del Dicastero per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli nel suo messaggio di solidarietà al collega ha sottolineato: «Premessa: non possiamo abituarci alle minacce. Non dobbiamo abituarci. E non vogliamo abituarci. Anche se ormai le minacce rivolte a Matteo Salvini hanno una frequenza ravvicinata e sempre più preoccupante e inquietante. È un concetto che ho già espresso di fronte a questi gravi episodi, ma sono costretto ancora una volta a ripetermi, perché quando un rappresentante del popolo subisce una minaccia di morte è una sconfitta per tutti. In primis per le istituzioni che rappresenta, perché quella minaccia è rivolta a tutti noi».

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