Tutte le ambiguità della sinistra dinanzi all’attacco terroristico a Israele: abbondano i distinguo
E’ del tutto evidente che a sinistra quando si parla di politica estera si apre un vaso di Pandora, in queste ore davanti alle immagini di Israele in fiamme non sono mancate le dichiarazioni di sostegno al paese colpito, tuttavia nei messaggi di condanna delle violenze non sono mancate le solite ambiguità, le lunghe liste di distinguo, le famose “ragioni più complesse”.
Queste condanne, come avvenuto nei casi di Ucraina e Afghanistan sebbene non siano tacciabili di essere una giustificazione aperta alle aggressioni, sembrano comunque tradire un’ambiguità di fondo. Se in una frase condannano l’aggressore in quella dopo iniziano a sottolineare le possibili colpe dell’aggredito, le motivazioni che hanno portato a quelle violenze, concludendo con il solito inno alla mediazione, al compromesso tra chi subisce e chi attacca. Parrebbe naturale che coloro che si erigono in Occidente a “difensori dei diritti” facessero lo stesso in quei paesi dove i diritti vengono calpestati, eppure non è così. La sinistra arcobaleno arriva a giustificare gli estremisti islamici con manifesti firmati “Queers for Palestine” ignorando che per i terroristi di Hamas l’omosessualità è oggetto di condanna a morte.
Questa problematica divampa quando è possibile per la sinistra in qualche modo trovare una colpa dell’occidente, dove ci si addentra in un dibattito morale e politico sulle responsabilità, sulla diplomazia e sul pacifismo creando una zona di ambiguità difficile da superare.
Se persino dianzi ad uno stato democratico attaccato da terroristi, ad uno stato libero invaso da un altro paese e ad uno stato controllato dai talebani ci si mette a fare distinguo allora il problema è evidente.
Il buon senso ci impone di non essere tifosi dinanzi alla guerra, alle brutalità e alla disumanità che questa comporta, ma non significa esserne avulsi, la chiarezza è la chiave per evitare il conflitto, ed è bene che la comunità internazionale a partire dal Governo Meloni abbiano fatto la scelta netta di stare al fianco di Israele, stato democratico aggredito dai terroristi di Hamas. La sinistra ma anche tutto l’Occidente devono comprendere che non esiste pace senza sicurezza e che come recita il vecchio proverbio cinese, attribuito anche a Winston Churchill: «Non si può ragionare con una tigre quando la tua testa è nella sua bocca».