Pippo Baudo deluso dall’abolizione dei senatori a vita: “Non è giusto, ci sarebbero persone meritevoli”
«L’abolizione dei senatori a vita è ingiusta, una mortificazione di chi ha molti meriti»: così Pippo Baudo, sicuramente un “senatore” riconosciuto della televisione italiana, intervistato dalla AdnKronos, commenta il progetto di riforma della Costituzione al vaglio del governo e poi del Parlamento. Il conduttore di Militello, che appena due anni fa ha ricevuto dal presidente Sergio Mattarella il titolo di Cavaliere di Gran Croce, non nasconde la delusione.
Pippo Baudo contro l’abolizione dei senatori a vita
«Francamente, mi sembra davvero inutile e dannoso abolire i senatori a vita – spiega il re dei presentatori – ci sono persone davvero meritevoli, penso oggi a Carlo Rubbia o Renzo Piano e nel recente passato a Rita Levi Montalcini, che sono o erano davvero meritevoli di stare in Parlamento pur non svolgendo attività politica e non presentandosi alle elezioni. Perché non consentirlo a personaggi così importanti e di rilievo, che per giunta sono limitati a cinque soltanto? – si chiede Baudo – Non credo che rappresentassero un costo così elevato per le casse dello Stato…».
Liliana Segre è l’unica in Senato nominata dal presidente Mattarella
Tolta Liliana Segre, nominata il 20 gennaio 2018 dal presidente Sergio Mattarella, gli altri senatori a vita sono stati nominati tutti da Napolitano: Mario Monti, il 9 novembre 2011, pochi giorni prima di ricevere l’incarico di formare il governo, la biologa Elena Cattaneo, l’architetto Renzo Piano e il premio Nobel per la Chimica Carlo Rubbia, nominati il 30 agosto 2013 insieme al direttore d’orchestra Claudio Abbado, scomparso nel 2016.
La Costituzione concede al presidente della Repubblica di nominare fino a cinque senatori a vita, scegliendo tra i cittadini che abbiano “illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”. Oggi la norma viene interpretata nel senso che in Senato non possono sedere più di cinque senatori a vita di nomina presidenziale. Ma in passato Sandro Pertini e Francesco Cossiga diedero un’interpretazione più larga e nominarono ciascuno cinque senatori. a vita senza considerare quanti già ve ne fossero. Nel settennato di Cossiga l’aula di Palazzo Madama arrivò cosdì ad avere undici senatori a vita. In seguito gli altri presidenti della Repubblica che si sono succeduti al Quirinale hanno interpretato la norma in senso restrittivo e il Senato è tornato ad avere al massimo cinque senatori di nomina presidenziale.