Israele, il dolore per le tre vittime italiane. Il governo lavora per far uscire gli italiani da Gaza

24 Ott 2023 11:47 - di Luciana Delli Colli
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Una “ferita profonda”. Così il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha commentato la morte dei tre italiani uccisi durante il brutale attacco di Hamas e inizialmente creduti ostaggi. L’ultima delle tre vittime italiane a essere stata ritrovata in Israele è Nir Forti, un ragazzo di 29 anni che si trovava al rave nel deserto teatro della mattanza di giovani da parte dei terroristi. A dare la conferma della morte è stato lo stesso Tajani nella serata di ieri.

Salgono a tre le vittime italiane: trovato morto Nir Forti

“Morire a 29 anni, barbaramente ucciso dai terroristi, è profondamente ingiusto. Prego per te, giovane Nir”, ha scritto il ministro degli esteri su X, dopo che in giornata aveva già dovuto confermare la morte di Lea Havron, che viveva nel kibbutz di Be’eri con il marito Eviatar Moshe Kipnis, il primo italiano di cui si è scoperto l’assassinio. ”Abbiamo incontrato i familiari e cercato di incoraggiarli”, ha spiegato Tajani, ospite di Sky Tg24, illustrando anche gli sforzi del governo per garantire la sicurezza dei nostri connazionali che ancora si trovano nella regione.

La “priorità” di aiutare gli italiani a Gaza

”La priorità è seguire gli italiani” e ”garantire la sicurezza degli italiani a Gaza”, ha chiarito il vicepremier, spiegando che “gli italiani che sono nella Striscia di Gaza sono 7 con passaporto italiano, 7 con passaporto italo-palestinese e altri 4 che sono palestinesi, bambini o mogli”. “L’ambasciata italiana al Cairo è pronta ad andare a recuperarli, 14 italiani e loro familiari, per riportarli a casa” non appena sarà possibile. Il ministro, comunque, ha chiarito che le notizie che li riguardano “sono abbastanza confortanti”. “Tramite i convogli umanitari hanno ricevuto qualcosa da mangiare e da bere”, ha spiegato, ricordando che “i controlli al valico di Rafah sono molto severi per evitare che i miliziani di Hamas si infilino tra le persone che escono dalla Striscia di Gaza insieme ai palestinesi e ai cittadini con doppia nazionalità”.

L’invito ai connazionali al Nord di Israele: “Lasciate le vostre case”

Per quanto riguarda la situazione al nord di Israele, dove si registrano tensioni al confine con il Libano, poi, Tajani ha sottolineato che gli italo-israeliani che vivono lì “dovrebbero lasciare volontariamente le loro case, come consigliato da governo di Israele”. “Stiamo seguendo minuto per minuto gli italiani che vivono in Libano”, ha aggiunto il ministro, sottolineando che “sconsigliamo viaggi nel Paese, anche se nella zona maggiormente a rischio ci sono solo militari”.

Gli sforzi diplomatici per evitare l’escalation

Tajani, quindi, ha ribadito la necessità di evitare che il conflitto si allarghi a Iran e Libano e gli sforzi diplomatici in questo senso che l’Italia sta compiendo con i Paesi arabi, con i quali è in atto una fitta interlocuzione anche “perché ci sia una liberazione degli ostaggi senza condizioni”. Ma sforzi diplomatici sono stati profusi anche con Israele, dove “fino a oggi è prevalso il buon senso, hanno ascoltato i nostri messaggi a favore di una reazione proporzionata alla vile aggressione che hanno subito”. “Fino ad ora hanno colpito centrali di Hamas”, ha proseguito Tajani, ribadendo che “è giusto che Hamas sia colpito da Israele, perché sta continuando a lanciare razzi e Israele deve autotutelarsi”. Certo, ha riconosciuto il titolare della Farnesina, “è difficile colpire Hamas senza colpire la popolazione civile”, perché “Hamas usa la popolazione civile per farsi da scudo” e “a volte nasconde armi in scuole, ospedali, luoghi sacri”.

La necessità di parlare con l’Anp, “l’unico interlocutore legittimo”

“È Hamas che condanniamo, come organizzazione terroristica” e ”non il popolo palestinese, che non è Hamas e ha diritto ad avere un proprio Stato”, ha quindi aggiunto Tajani, sottolineando che “l’Autorità nazionale palestinese è l’unico interlocutore legittimo” per il popolo palestinese. “Noi con quel mondo dobbiamo parlare perché è l’unico ufficialmente riconosciuto e rappresenta la Palestina”, ha aggiunto Tajani, affermando che ”ci sono azioni per delegittimare” l’Anp. “Hamas non solo ha organizzato la strage in Israele per rompere l’accordo che si stava avvicinando tra Israele e Arabia Saudita, ma ha voluto anche dare un segnale all’interno del popolo palestinese per dire ‘siamo noi che comandiamo, siamo noi che vi rappresentiamo e non l’Anp'”, ha aggiunto Tajani. Questo ”provoca danni per la pace, perché quando vi si avvicina si ricomincia da capo perché c’è qualcuno che vuole interrompere questo percorso di pace”.

L’obiettivo “irrinunciabile” di “due popoli, due Stati”

Per Gaza, ha proseguito il ministro, “bisogna trattare con Israele e con le Nazioni Unite”, ma “si può prefigurare un intervento simile a quello nel sud del Libano con la presenza dell’Unifil”. Una “forza Onu di interposizione e di garanzia”, ha affermato Tajani, “è un’ipotesi” e avrebbe l’obiettivo di “impedire una recrudescenza dei residui di Hamas ed evitare uno scontro tra israeliani e palestinesi”. “L’obiettivo al quale lavorare” resta “due popoli due Stati”. “Non ci dobbiamo mai rinunciare, altrimenti – ha avvertito il ministro degli Esteri – cediamo alla logica della guerra”.

La sospensione di Schengen: “Tenere alta la guardia senza creare allarmismi”

Quanto alla situazione in Italia Tajani ha spiegato che quella di sospendere il trattato di Schengen è ”una scelta temporanea a protezione di alcuni Paesi” perché ”ci sono rischi veri”, “serve a controllare meglio chi entra in Italia”. Si tratta di ”un’azione di prevenzione di attentati” e “quando cesserà l’allarme si tornerà a Schengen”, ha quindi chiarito il ministro, sottolineando che “bisogna tenere alta la guardia senza creare allarmismi”. “Non abbiamo – ha sottolineato – segnali di possibili attentati, però le forze dell’ordine sono all’opera, occhi aperti, senza creare panico, non c’è da avere pura”.

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