“Giù le mani dalla Repubblica”: i giornaloni tornano all’assalto del presidenzialismo

31 Ott 2023 12:25 - di Stefania Campitelli

Al grido di “Giù le mani dalla Repubblica” la grande stampa, Repubblica in testa, tornano a intonare la litanìa del rispetto della Costituzione contro la riforma presidenzialista (Casellati-Meloni) disegnata dal centrodestra compatto. L’elezione diretta del premier con annessa norma anti-ribaltoni per evitare salti della quaglia e governi tecnici, non piace ai paladini dello status quo.

Presidenzialismo, Repubblica torna all’attacco

Meglio galleggiare tra esecutivo costruiti in laboratorio e premier scelti senza la volontà popolare, a giudicare dagli attacchi  A leggere il quotidiano diretto da  si tratta di una riforma disegnata a misura, uso e consumo, del centrodestra. Figurarsi.  Il tutto per continuare ad attuare “l’indirizzo politico” della coalizione. Non va meglio se nella riforma,  come anticipano fonti di governo, venisse inserita la norma secondo cui il voto di fiducia al nuovo presidente del Consiglio incaricato deve essere espresso anzitutto dai parlamentari della maggioranza che ha vinto le elezioni. Gli altri gruppi (o singoli) possono aggiungersi, non sostituirsi. Secondo la sinistra politica e i giornali amici dietro il presidenzialismo targato Meloni si annida il fantasma del cesarismo, della deriva plebiscitaria. E, udite udite, si profilerebbe la prospettiva di un capo dello Stato semplice passacarte e l’esautoramento delle Camere.

Slogan contro la presunta deriva plebiscitaria

Pregiudizi e propaganda contro la deriva cesarista di chi, dietro gli slogan, non si è preso la briga di leggere. Cosa ne pensa, Sergio Mattarella, si chiede Repubblica, “di questo premierato che derubrica la figura del Capo dello Stato a notaio della Repubblica?”. Il presidente non lascia trasparire alcun umore, né lo farà, si tiene fuori dal dibattito parlamentare, e naturalmente, dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri, autorizzerà la presentazione del disegno di legge alle Camere, secondo il comma quattro dell’articolo 87 della Costituzione. Lì, la riforma Casellati-Meloni, farà il suo iter.

Coraggio: si rischia il terremoto istituzionale

A suffragare la tesi dell’oltraggio allo spirito repubblicano ecco servita l’intervista all’ex presidente della Consulta, Giancarlo Coraggio. “Per quanto la materia sia caratterizzata da una grande discrezionalità politica, direi che la finalità di un rafforzamento dei poteri del premier avrebbe potuto essere perseguita con un intervento meno sconvolgente rispetto al sistema attuale». Coraggio parla di terremoto istituzionale. “Il presidenzialismo – sostiene – può essere ottenuto in modo più coerente con il quadro istituzionale disegnato dai nostri Costituenti. E soprattutto più rispettoso dei ruoli delle altre due istituzioni che entrano in gioco, il Parlamento e il capo dello Stato”.

La Stampa: la montagna ha partorito un topolino

Insomma siamo di fronte a uno squilibrio nei rapporti tra i poteri. “Tanto più se all’elezione diretta del premier si aggiunge un forte premio di maggioranza. È proprio il cumulo delle due misure che si risolve in un’evidente forzatura del sistema”. La crociata di Repubblica è appena iniziata. Per la Stampa, ancora più polemica, invece, la montagna del presidenzialismo ha partorito un premierato piccolo piccolo. “Una riforma così chirurgica che, al netto delle dovute proteste delle opposizioni, ha messo anticipatamente in un cassetto i sogni alla De Gaulle di Giorgia Meloni.

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