Fidanza guarda avanti dopo il killeraggio: “Nessuna corruzione, il patteggiamento chiude una pagina amara”

27 Ott 2023 13:16 - di Luciana Delli Colli
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Una soluzione adottata “a malincuore”, che “non implica alcuna assunzione di responsabilità penale” e che ha lo scopo di “continuare l’attività politica senza la minaccia pendente di un lungo processo”. L’eurodeputato Carlo Fidanza ha commentato così la ratifica da parte del gip di Milano del patteggiamento in relazione al caso delle dimissioni del consigliere comunale di Brescia Gianfranco Acri, che a seguito di una denuncia anonima ha portato all’apertura di un’inchiesta per corruzione impropria. Un’accusa che Fidanza ha sempre rifiutato e continua a rifiutare, ricordando che le dimissioni furono frutto di un accordo politico, privo di qualsiasi elemento tipico della corruzione, a partire dallo scambio di denaro, di eventuali ripercussioni sulla macchina amministrativa, che anzi ha poi potuto contare su un consigliere più attivo, e quindi di danni per i cittadini.

Fidanza sul patteggiamento: “Soluzione accettata a malincuore”

“Oggi il gip del Tribunale di Milano ha confermato il mio patteggiamento a una pena concordata per il reato di corruzione impropria. Ho accettato a malincuore questa soluzione, al solo scopo di poter continuare la mia attività politica senza la minaccia pendente di un lungo processo che avrebbe potuto portare a una richiesta di condanna assolutamente sproporzionata rispetto alla natura e all’entità dei fatti”, ha spiegato in una nota Fidanza, per il quale il patteggiamento a un anno e 4 mesi prevede la pena sospesa e non contempla l’interdizione dai pubblici uffici. La stessa misura è stata concordata anche dal deputato Giangiacomo Calovini.

“Una scelta processuale che non implica alcuna assunzione di responsabilità penale”

“Ho deciso di patteggiare – ha spiegato ancora Fidanza – poiché, secondo la giurisprudenza più recente, questa scelta processuale non implica alcuna assunzione di responsabilità penale”. “Ribadisco che il fatto contestato, ovvero le dimissioni di un consigliere comunale di Brescia, è stato frutto non di corruzione, ma di un accordo politico tra colleghi di partito, come tanti ce ne sono in tutti i partiti, e di una libera determinazione dello stesso consigliere”, si legge ancora nel comunicato di Fidanza, difeso dall’avvocato Enrico Giarda.

Non un caso di corruzione, ma “un accordo politico come ce ne sono tanti nei partiti”

Al centro dell’indagine, scaturita da una denuncia anonima, ci sarebbe il presunto scambio tra le dimissioni di Acri, al cui posto subentrò Calovini, diventato deputato successivamente, e l’assunzione da parte di Fidanza del figlio di Acri come assistente parlamentare. A fronte delle ipotesi investigative costruite intorno a questo scenario, però, ci sono circostanze pregnanti che l’eurodeputato ha voluto sottolineare con forza.

Tutti gli elementi che contraddicono l’ipotesi investigativa

“Contrariamente a quanto comunemente accade quando si parla di corruzione: non ho percepito alcuna somma illecita; non ho compiuto alcuna malversazione di risorse pubbliche, poiché il contratto part-time considerato strumento della corruzione non è mai stato contestato dalla scrupolosa amministrazione del Parlamento europeo perché sono state corrisposte regolari prestazioni lavorative; non ho influenzato procedure concorsuali pubbliche, poiché la composizione del proprio staff è una scelta totalmente discrezionale di ogni europarlamentare; non ho causato alcun danno al Comune di Brescia che anzi, a seguito di quelle dimissioni, ha potuto contare su un consigliere comunale molto più attivo, come possono confermare politici locali di tutti gli schieramenti”.

Fidanza: “Chiusa questa pagina, vado avanti con maggiore serenità nel mio lavoro a Bruxelles”

“Nessun cittadino italiano è stato danneggiato dalle condotte che mi sono state contestate”, ha quindi sottolineato ancora Fidanza, al quale “rimane il rammarico per la genesi di un’inchiesta che nasce da un esposto anonimo, depositato non casualmente poche ore dopo l’apertura dell’indagine ‘Lobby nera’ (dalla quale non è emerso alcun illecito a mio carico), al solo scopo di approfittare della sua eco mediatica per colpirmi politicamente: un comportamento che da solo basta a qualificare chi lo ha messo in atto”. Un killeraggio che, comunque, non ha sortito l’effetto di intimidire o far arretrare l’eurodeputato: “Chiusa anche questa pagina, potrò dedicarmi con maggiore serenità al mio lavoro al Parlamento europeo e all’importantissima campagna elettorale che ci attende per le elezioni europee del prossimo 9 giugno“.

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