Camorra, 27 arresti nel blitz contro il clan Di Lauro. Tra loro il neomelodico Tony Colombo e sua moglie
Al termine di un maxi blitz anticamorra contro il clan Di Lauro finiscono in manette 27 persone: da Vincenzo Di Lauro, figlio del capoclan Paolo, al cantante neomelodico Tony Colombo e sua moglie Tina Rispoli, vedova del boss Gaetano Marino. L’indagine della Dda culminate negli arresti eseguiti dai carabinieri di Napoli, si è incentrata sulle attività imprenditoriali e finanziarie del gruppo criminale di Secondigliano. Non solo: i militari hanno inoltre sequestrato beni per otto milioni di euro.
Camorra, duro colpo alla svolta imprenditoriale del clan Di Lauro: 27 arresti
Dunque, stanotte, i carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale e del Comando Provinciale di Napoli, hanno eseguito un provvedimento di custodia cautelare, emesso dal Gip di Napoli su richiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di 27 indagati, accusati a vario titolo dei reati di associazione mafiosa. Concorso esterno in associazione mafiosa. Estorsione aggravata. Violenza privata aggravata. Associazione a delinquere finalizzata alle turbative d’asta aggravata agevolata, associazione a delinquere aggravata dall’aver agevolato un clan mafioso e dal carattere della transnazionalità finalizzata al contrabbando dei tabacchi lavorati esteri.
Gli affari del clan di camorra: dalle sigarette alle bibite, passando per l’abbigliamento
Insomma, indagini e fermi – con relativi capi d’accusa –. Così come il sequestro di beni per 8 milioni di euro, svelano e ricostruiscono una rete di affari e investimenti disseminati in diversi produttori produttivi. Così da quanto si apprende emerge che, per esempio, il clan Di Lauro affidato al fratello del boss Paolo, alias Ciruzzo “o milionario”, aveva investito anche in bibite e abbigliamento, insieme ad un cantante neomelodico.
Il sequestro di beni per 8 milioni di euro
Rilievi, riscontri e accertamenti, dunque, hanno permesso di ricostruire come si fosse riorganizzato il clan dopo l’arresto di Marco Di Lauro nel 2019. Accanto a traffico di droga, estorsioni e minacce ai familiari di un collaboratore di giustizia, i Di Lauro avevano operato una vera e propria “svolta imprenditoriale”, investendo nelle aste giudiziarie immobiliari. Minacciando possibili competitor, in alleanza con i Licciardi e Vinella-Grassi.