Voto in condotta, la sinistra confonde autorità con autoritarismo e si fa venire il mal di pancia

19 Set 2023 10:18 - di Viola Longo
voto in condotta

L’approvazione della riforma del voto in condotta suscita gravi turbamenti nella sinistra politica e intellettuale, che si scaglia contro il principio di autorità e parla di “anacronismo” e svolta “securitaria” fin dal primo momento in cui il governo ha annunciato la stretta. In sintesi, la misura, secondo loro, sarebbe l’espressione del volto brutto di una destra che sa solo punire ed escludere, che confonde “autorevolezza” con “autorità” e contro la quale bisogna fare una battaglia senza quartiere. Epperò, circostanza vuole che ieri il primo a parlare della necessità del principio di autorità sia stato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che, citando Platone, lo ha indicato come elemento imprescindibile contro la “tirannide”.

La sinistra contro il voto in condotta

Il Pd ha cominciato a strepitare sul voto in condotta a giugno, quando il ministro Giuseppe Valditara ha illustrato la riforma approvata ieri come risposta ai crescenti fenomeni di bullismo, nei confronti anche dei docenti. “La destra cerca tutte le risposte nell’aumento delle pene o in nuovi reati”, fu il commento della capogruppo Pd in commissione Istruzione al Senato, Cecilia D’Elia, mentre la sua omologa alla Camera e responsabile Scuola del partito, Irene Manzi, ha puntato l’indice contro la “cultura della sanzione”. Ieri Angelo Bonelli di Avs, includendo anche la riforma degli istituti tecnici, ha parlato di “una riforma classista e anacronistica, che rispecchia tutta la politica della destra al governo”.

L’idiosincrasia della sinistra per l’idea di autorità

Riecheggia il “vietato vietare” di sessantottina memoria, le cui conseguenze sono state indicate dallo stesso Valditara come elemento della situazione in cui si trova oggi lo stato della convivenza nelle scuole italiane. Un po’ con lo stesso meccanismo mentale messo in campo contro il merito, la sinistra mette in discussione l’idea stessa di autorità, come emerge chiaramente da alcuni commenti di questi giorni. “Se la politica confonde autorità e autorevolezza”, è il titolo di un articolo di Chiara Valerio su Repubblica di oggi, dove si trovano due pagine dedicate a contrastare il valore del voto in condotta.

Il monito di Mattarella, che cita Platone: “Senza autorità, inizia la tirannide”

Nel suo articolo la scrittrice sostiene che Meloni ha parlato di “autorevolezza”, ma in realtà avrebbe dovuto parlare di “autorità”. Dopo apposita citazione del vocabolario, Valerio si è quindi dedicata a spiegare che “il voto di condotta, ammesso che rafforzi qualcosa, non rafforza certo l’autorevolezza, ma, al massimo, l’autorità”, la quale va da sé è una brutta cosa. Solo che qua si ha la netta impressione che a fare confusione sia proprio Valerio, confondendo autorità con autoritarismo. E, in questo senso, vengono a supporto le parole che il capo dello Stato ha pronunciato ieri nel corso dell’inaugurazione dell’anno scolastico all’Istituto Saffi-Alberti di Forlì. Rivolgendosi in particolare ai genitori e richiamandoli al rispetto, loro per primi, dei docenti, il capo dello Stato ha avvertito che come insegnava Platone ‘Quando i figli presumono di essere uguali ai padri, i maestri tremano davanti agli scolari, e preferiscono adularli anziché guidarli, quando si disprezzano le leggi, e non si sopporta più alcuna autorità, allora è segno che sta per cominciare la tirannide'”.

Gli italiani d’accordo con la riforma

Dunque, per il capo dello Stato l’autorità è un principio irrinunciabile e non una “parolaccia”. Una posizione che, del resto, dà voce agli italiani, i quali rispetto al voto in condotta in un recente sondaggio si sono detti favorevoli nel 76% dei casi a fronte di un 14% appena contrario.

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