Si è spento a 87 anni il filosofo Gianni Vattimo, teorico del pensiero debole e di una fede secolarizzata

20 Set 2023 8:21 - di Redazione
Vattimo

Tra i più noti filosofi italiani e tra i massimi esponenti della filosofia ermeneutica a livello mondiale, tradotto in varie lingue, studioso e originale prosecutore del pensiero di Martin Heidegger, Gianni Vattimo – morto la sera del 19 settembre all’età di 87 anni a Torino, dopo essere stato ricoverato negli ultimi giorni all’ospedale di Rivoli, con accanto Simone Caminada, 38 anni, assistente e compagno – ha teorizzato l’abbandono delle pretese di fondazione della metafisica e la relativizzazione di ogni prospettiva filosofica, diventando così il maestro del “pensiero debole” a livello internazionale.

Vattimo, nella sua opera, ha sottolineato la storicità e la finitezza della condizione umana e la centralità del linguaggio (e dell’interpretazione) non solo nella comprensione dell’opera d’arte, ma in ogni altra forma di esperienza. Agli inizi degli anni Ottanta si è segnalato per la sua proposta, connessa all’orizzonte teoretico nietzschiano e heideggeriano ma anche a quello del dibattito sul postmoderno, di un “pensiero debole” caratterizzato dall’abbandono delle pretese di fondazione della metafisica tradizionale e dalla relativizzazione di ogni prospettiva filosofica o politica che intenda presentarsi come definitiva.

Nato a Torino il 4 gennaio 1936 come Gianteresio detto Gianni, Vattimo è stato allievo di Luigi Pareyson, dal quale derivano i suoi originari interessi per l’estetica, avendo come compagno di studi Umberto Eco con cui ha condiviso amicizia e interessi, laureandosi in filosofia nel 1959 all’Università di Torino. Oltre alla giovanile militanza nell’Azione Cattolica, Vattimo fu con Eco anche tra i pionieri della televisione italiana: nel 1954 insieme parteciparono e vinsero un concorso della Rai per l’assunzione di nuovi funzionari; abbandonarono l’ente televisivo alla fine degli anni Cinquanta. Vattimo si è poi specializzato all’Università di Heidelberg con Hans Georg Gadamer e Karl Löwith. Nel 1964 divenne docente nell’Università di Torino, prima come professore di estetica, poi (dal 1982) come professore di filosofia teoretica. Negli anni Settanta fu preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Ateneo torinese, di cui era diventato dopo il pensionamento professore emerito.

Studioso della filosofia ermeneutica contemporanea, ne ha indagato i presupposti storici e sviluppato le implicazioni teoretiche, dedicando le proprie ricerche a Friedrich Schleiermacher, Friedrich Nietzsche, Martin Heidegger e Gadamer, del quale ha curato l’edizione italiana di “Verità e metodo” (1972).

Vattimo ha insegnato come visiting professor negli Stati Uniti e ha tenuto seminari in diversi atenei del mondo. È stato direttore della “Rivista di estetica”, membro di comitati scientifici di varie riviste italiane e straniere, socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino, nonché editorialista per i quotidiani “La Stampa” e “La Repubblica” e per il settimanale “L’Espresso”. Ha ricevuto lauree honoris causa dalle Università di La Plata, Palermo, Madrid e dalla Universidad Nacional Mayor de San Marcos di Lima.

Vattimo è stato non solo un pensatore speculativo ma anche un intellettuale militante di spicco della sinistra, dichiaratamente omosessuale e al tempo stesso rivendicando la sua fede cattolica, svolgendo attività politica in diverse formazioni: prima nel Partito Radicale, poi in Alleanza per Torino, successivamente nei Democratici di Sinistra (dal 1999 al 2004), per i quali è stato parlamentare europeo, e infine nel Partito dei Comunisti Italiani. Dal 2009 al 2015 è stato parlamentare europeo indipendente eletto nelle liste dell’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, passando infine nell’Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa.

Nel pamhplet “Credere di credere” (Garzanti, 1996) Vattimo ha proposto una visione “secolarizzata” della fede cristiana, basata sulla carità e ritenuta adeguata all’epoca contemporanea, caratterizzata dalla dissoluzione dei progetti metafisici. Tra le numerose esperienze del filosofo anche quella di ideatore e conduttore su Raitre del programma televisivo di divulgazione filosofica “La clessidra” durante il 1986.

Così raccontò il coming out sulla sua omosessualità in una intervista alla Repubblica del 2016: “Il mio fu un outing tardivo e involontario. Era il 1975, avevo 39 anni, stavo da tempo con Gianpiero. Una mattina all’Università scoprii dai quotidiani di essere candidato nelle liste del Fuori, il movimento di Angelo Pezzana. Un colpo. Sì, certo, fino a quel momento non avevo nascosto niente, ma la pubblicizzazione sul giornale mi fece un certo effetto. Ebbi paura anche delle ripercussioni sul piano accademico. E pregai mia sorella di nascondere i quotidiani a mia madre“.

Non era stato facile per il filosofo torinese accettare di essere gay: “Da ragazzo ero un cattolico praticante. Dai, aspetta che passa, mi dicevo. Anche il mio direttore spirituale, monsignor Caramello, cercava di incoraggiarmi a una vita normale. Mi faceva recitare pezzi di rosario per terra con le mani sotto le ginocchia. E una volta mi mandò da uno psichiatra. Fui sottoposto al test di Rorschach, ma non mi fecero mai sapere il risultato. O ero un caso disperatissimo o non avevo bisogno di terapia“.

Gianni Vattimo è stato legato dal 2010 con il suo compagno Simone Caminada. Il 39enne brasiliano, assistente del filosofo, nel febbraio scorso è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Torino a due anni di reclusione (pena sospesa) per circonvenzione di incapace. Per i giudici Caminada avrebbe approfittato della fragilità del filosofo per mettere le mani sul suo patrimonio.

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