Roccella: a sette anni già i ragazzini guardano filmati porno estremi, c’è un’emergenza educativa
2 Set 2023 8:54 - di Riccardo Angelini
Eugenia Roccella, ministro per la Famiglia e le Pari opportunità, conferma l’impegno del governo Meloni per la bonifica di Caivano e delle altre zone ad alto rischio in Italia. «Il presidente ha espresso una volontà politica che si tradurrà rapidamente in fatti concreti. Meloni ha voluto far capire con chiarezza che lo Stato c’è e vuole esserci. Per riportare controllo e legalità in territori nei quali le regole di convivenza sembrano essersi smarrite, e per far sapere ai ragazzi e alle loro famiglie che c’è un’alternativa».
In una intervista al Messaggero, Roccella torna sulla proposta di vietare la visione di filmati hard ai minori. «Gli esperti – spiega – oggi stimano in sette anni l’età media del primo contatto dei bambini con una pornografia sempre più violenta ed estrema. È uno dei problemi principali della crisi educativa che abbiamo di fronte e che a Caivano è emersa in modo tragico. Lo ha confermato anche don Maurizio Patriciello. Nei giorni scorsi, già dopo lo stupro di Palermo, avevo posto il problema dei giovani e del porno. Ai nostri ragazzi ci sforziamo di dare buon cibo, buone scuole, una buona educazione. Sul piano affettivo e della sessualità cosa vogliamo che imparino nell’età della formazione? Che il corpo è scisso dalla persona, che il consenso della donna non serve? Il governo non lascerà cadere questo problema, che del resto si stanno ponendo in molte parti del mondo».
Annuncia poi che «già dalla prossima settimana in Consiglio dei ministri lavoreremo a un pacchetto di misure che recepisca le istanze raccolte durante la visita del presidente Meloni. Contribuiremo tutti, con spirito di squadra. Ci occuperemo di Caivano e dei problemi che vive e anche per ciò che rappresenta, emblema di tutte le aree di disagio nelle quali riqualificare il tessuto sociale e restituire speranza».
Soffermandosi poi sull’emergenza educativa che affligge la nostra società e che non riguarda solo Caivano, Roccella afferma che «c’è un problema di autorevolezza dei genitori. C’è, sempre di più, la tendenza ad apprendere solo dal gruppo dei pari e non dal mondo adulto, ed è proprio qui che nasce la competizione sui social alla ricerca di visibilità, che può avere esiti talvolta drammatici. Dall’altra parte poi c’è una deresponsabilizzazione degli adulti che troppo spesso abdicano al proprio ruolo educativo e quindi alla capacità anche di dire no, di porre limiti e divieti».
In una intervista al Messaggero, Roccella torna sulla proposta di vietare la visione di filmati hard ai minori. «Gli esperti – spiega – oggi stimano in sette anni l’età media del primo contatto dei bambini con una pornografia sempre più violenta ed estrema. È uno dei problemi principali della crisi educativa che abbiamo di fronte e che a Caivano è emersa in modo tragico. Lo ha confermato anche don Maurizio Patriciello. Nei giorni scorsi, già dopo lo stupro di Palermo, avevo posto il problema dei giovani e del porno. Ai nostri ragazzi ci sforziamo di dare buon cibo, buone scuole, una buona educazione. Sul piano affettivo e della sessualità cosa vogliamo che imparino nell’età della formazione? Che il corpo è scisso dalla persona, che il consenso della donna non serve? Il governo non lascerà cadere questo problema, che del resto si stanno ponendo in molte parti del mondo».
Annuncia poi che «già dalla prossima settimana in Consiglio dei ministri lavoreremo a un pacchetto di misure che recepisca le istanze raccolte durante la visita del presidente Meloni. Contribuiremo tutti, con spirito di squadra. Ci occuperemo di Caivano e dei problemi che vive e anche per ciò che rappresenta, emblema di tutte le aree di disagio nelle quali riqualificare il tessuto sociale e restituire speranza».
Soffermandosi poi sull’emergenza educativa che affligge la nostra società e che non riguarda solo Caivano, Roccella afferma che «c’è un problema di autorevolezza dei genitori. C’è, sempre di più, la tendenza ad apprendere solo dal gruppo dei pari e non dal mondo adulto, ed è proprio qui che nasce la competizione sui social alla ricerca di visibilità, che può avere esiti talvolta drammatici. Dall’altra parte poi c’è una deresponsabilizzazione degli adulti che troppo spesso abdicano al proprio ruolo educativo e quindi alla capacità anche di dire no, di porre limiti e divieti».