Resistenza, da Valditara stop al monopolio Anpi nelle scuole. I partigiani cristiani: «Bene così»
C’è chi si dispera perché gli «si sono ristretti i ragazzi» e c’è chi, come l’Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani) si allarma perché gli scade il protocollo. Quale? Semplice: quello che da un decennio lo lega al ministero dell’Istruzione e che gli consente in condizioni di assoluto monopolio storico-culturale di spiegare agli studenti l’antifascismo e, ovviamente, la Costituzione che da questo discende. In realtà è da novembre che il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo, caso unico di partigiano nato a Resistenza finita (è del 1948), compulsa a intervalli sempre più brevi il ministro Valditara per il rinnovo, ottenendone in cambio solo prolungati e sospetti silenzi. Da qui richieste d’aiuto alla Meloni e su per li rami a Mattarella.
Pagliarulo (Anpi) ammette: «La Resistenza non fu solo comunista»
Oggi, finalmente la svolta, annunciata dallo stesso Pagliarulo, dal quale veniamo a sapere che in tutto questo tempo Valditara non ha nicchiato, ma ha studiato. Risultato: il protocollo ci sarà, ma terrà conto del pluralismo antifascista e resistenzialista senza monopoli rappresentativi e senza riservare all’Anpi posti in prima fila. Al Partigiano Postumo non è restato che fare buon viso a cattivo gioco. «Ne siamo lieti – si è affrettato a dichiarare -, perché siamo i primi a sostenere il valore di tali associazioni, con cui da tempo abbiamo dato vita a un Forum unitario». Bene, così tutto s’incastra. Ma gaudio e letizia sono solo simulati. Tempo un secondo, infatti, e Pagliarulo passa a rivendicare il decennio «di esperienza e di lavoro comune» tra Anpi e ministero per poi buttarla in polemica diretta con Valditara.
La soddisfazione dei partigiani “bianchi”
«Sappia – ha detto – che non solo siamo già informati sul fatto che la Resistenza è stata opera di tante forze politiche, ma che l’Anpi stessa, che conta 141.500 iscritti, è un’associazione pluralista che accoglie nelle sue fila persone con diversi orientamenti politici, purché antifascisti». Come a dire: siamo i più numerosi. Ma, si potrebbe obiettare, se son tutti partigiani postumi come lui, che titolo hanno per godere del monopolio politico-culturale della memoria? Sia come sia, le parole di Pagliarulo hanno immediatamente attivato il soccorso rosso del Pd, intervenuto attraverso il portavoce Sandro Ruotolo e Andrea De Maria, del direttivo del gruppo alla Camera. La loro dichiarazione è in fotocopia con quella del presidente Anpi. In aggiunta, puntano il dito contro Valditara accusandolo di aver montato «polemiche superficiali ed inutili». Quanto al resto, «lo sapevamo già che la Resistenza l’hanno fatta comunisti, socialisti, azionisti, cattolici, liberali e finanche monarchici».
Il Comitato 10 febbraio: «L’Anpi ricordi Norma Cossetto»
Di «ottima scelta» del ministro parla invece Cristina Olini, vice presidente dei Partigiani cristiani, l’associazione che da tempo chiedeva «una convenzione unica e aperta a tutti». Esattamente quella predisposta da Valditara. «È una proposta che ci soddisfa in pieno», confida la Olini all’Adnkronos. Chi, invece, vorrebbe cambiare completamente schema è Silvano Olmi, presidente del Comitato 10 febbraio (l giorno dedicato ai martiri delle foibe). Anche perché, spiega, «spesso e volentieri l’Anpi, quando va nelle scuole a parlare della Resistenza, finisce per parlare anche delle foibe, i cui responsabili erano partigiani, non italiani, ma comunisti slavi». Da qui l’invito a presenziare il 4-5 ottobre alla manifestazione in ricordo di Norma Cossetto, uccisa dai partigiani jugoslavi nei pressi della foiba di Villa Surani. «Spero – ha concluso Olmi – che l’Anpi voglia partecipare».