Nel 2014 Twitter aiutò Riad a identificare migliaia di persone poi arrestate e torturate
Nel 2014 e nel 2015, prima, quindi, di essere acquistata da Elon Musk e quando era ancora di proprietà del suo fondatore, Jack Dorsey, Twitter fornì a Riad i dati di identità di migliaia di utenti che, poi, per questo, furono perseguiti.
È l’accusa formalizzata contro Twitter in una querela civile presentata negli Stati Uniti, per aver aiutato l’Arabia Saudita a commettere gravi abusi dei diritti umani contro i suoi utenti, rendendo disponibili, per esempio, i loro dati su richiesta delle autorità molto più frequentemente di quanto non accade negli Usa, in Gran Bretagna e in Canada.
A depositare la causa è stata, lo scorso maggio, Areej al-Sadhan, la sorella di un cooperante scomparso e poi condannato a 20 anni di carcere.
Tre agenti sauditi erano riusciti a infiltrarsi in Twitter, due di loro come dipendenti, nel 2014 e nel 2015.
Un’operazione che ha portato all’arresto del fratello di al-Sadhan, Abdulrahman, e all’esposizione dell’identità di migliaia di utenti anonimi di Twitter, alcuni dei quali sono stati poi arrestati e torturati.
Gli avvocati di Al-Sadhan hanno aggiornato la causa la scorsa settimana, includendo altre accuse contro Twitter, sempre prima che venisse acquisito da Elon Musk.
La società avrebbe ignorato volontariamente o era invece addirittura al corrente della campagna delle autorità saudite di azzittire le voci critiche ma aveva fornito assistenza a Riad, che aveva investito nel capitale.
Già dal 2013 l’allora Twitter era nel mirino delle autorità saudite, preoccupate per il proliferare delle primavere arabe.
Human Rights Watch ha fra l’altro appena denunciato la condanna a morte di Muhammad al-Gham, 54 anni, in Arabia saudita sulla sola base delle sue attività su Twitter e Youtube. al-Gham è il fratello di un accademico e oppositore in esilio in Gran Bretagna.
Muhammad era stato accusato di avere due account twitter con dieci follower in tutto.
Nel 2014 Ahmad Abouammo, in seguito condannato negli Usa per aver operato come agente saudita e per aver mentito all’Fbi, ha iniziato ad aver accesso e a inviare dati confidenziali degli utenti a funzionari a Riad.
Fra cui a Saud al-Qahtani, uno stretto collaboratore di Mohammed bin Salman, a cui aveva scritto, sulla stessa piattaforma twitter, che “in modo proattivo e reattivo, cancelleremo il diavolo”.
Al-Qahtani è stato in seguito condannato negli Stati Uniti di essere uno degli organizzatori dell’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi.
Anche dopo le dimissioni nel maggio del 2015, Abouammo ha continuato a contattare Twitter per avanzare le richieste su dati confidenziali degli utenti, richieste che riceveva da Bader al-Asaker, un altro stretto collaboratore di Mbs, fatto che aveva espresso esplicitamente nelle sue comunicazioni con l’azienda.
chiaro: i disgraziati bloccavano Trump, un presidente americano, e davano informazioni ai sauditi. Grazie a Musk quei disgraziati sono oggi disoccupati (spero)