Lino Banfi: “Mi chiamavano Pancetta nera. Moro mi censurò, Tatarella lo amavano tutti”

19 Set 2023 16:21 - di Luisa Perri
Lino Banfi

Lino Banfi si racconta a cuore aperto e parla anche di politica nella lunga intervista al Corriere della Sera, raccolta da Aldo Cazzullo. Cita le sue simpatie di “destra”, la celebre amicizia con Silvio Berlusconi e racconta gli incontri meno noti con due politici pugliesi illustri, Aldo Moro e Pinuccio Tatarella: quest’ultimo quando ancora era un semplice deputato Msi.

Il quasi novantenne comico di Canosa racconta della censura preventiva subita da un insospettabile leader Dc.  «Nel 1972, tramite il suo segretario Nicola Rana, mi convoca in prefettura a Bari Aldo Moro: “Mi hanno detto che lei nei suoi spettacoli fa una battuta su di me… Me la ripete?” Banfi la ripetè: “In Russia Stalin è morto e c’è la destalinizzazione, in Italia Moro è ancora vivo ma c’è già la demoralizzazione…” Moro sorrise, disse: Bella. Ma non la ripeta più».

Lino Banfi su Pinuccio Tatarella: “Gli volevano bene tutti”

Quindi, uscendo dall’ufficio di Moro Lino Banfi incontrò Tatarella. «Gli volevano bene tutti, anche Moro. Cominciammo a parlare di Puglia: perché non creare un consorzio di imprese, una per la pasta, una per l’olio, una per il vino? Moro e Tatarella erano d’accordo. Ma non riuscirono a trovare tre produttori disposti a collaborare. Si facevano tutti la guerra».
È vero che lei votava Msi?
«No, anche se qualcuno mi chiamava Pancetta Nera», dice il comico pugliese, dimenticandosi evidentemente di tutte le volte di aver rivendicato quel voto: ultima occasione pubblica, una intervista del 2019 al Fatto quotidiano. «Mio padre – prosegue Nonno Libero – era un democristiano di centrodestra, e io pure. Ho sempre guardato l’uomo. Mi piace Veltroni e non solo perché si chiama Walter come mio figlio, quando si candidò a sindaco di Roma lo accompagnai nei centri anziani. Mi piaceva Craxi».

“Di Maio sapeva a memoria le battute di Nonno Libero”

I 5 Stelle l’hanno mandata all’Unesco.
«Non i 5 Stelle; Di Maio. Mi propose un gioco: “So tutte le battute di nonno Libero a memoria, interrogami…”. Ora facciamo le riunioni via Zoom, sa quella cosa in cui ti vedi dentro una finestrella del computer? Voglio battermi per Canosa, far diventare il ponte sull’Ofanto patrimonio dell’umanità».

“Io e il Papa ci sorridiamo come bambini che hanno combinato una marachella”

E sull’amicizia con il Cavaliere. «Berlusconi aveva due mesi meno di me; così mi chiamava “vecchio”. Ogni 11 luglio mi telefonava per gli auguri di compleanno: ciao vecchio». E poi addirittura con Papa Francesco. «Sì, l’ultima volta ci siamo baciati sulla guancia. Mi era già capitato con Wojtyla e con Ratzinger, ma quelli erano baci appena accennati. Stavolta ho sentito davvero la guancia del Papa. Siamo due vecchi coetanei che quando si incontrano si sorridono, come due bambini che hanno combinato una marachella».

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