Le acque di Ventotene restituiscono importanti tesori e rivelano nuove scoperte

25 Set 2023 14:38 - di Italpress
Ventotene

La componente subacquea della Stazione Navale di Civitavecchia, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Frosinone e Latina, ha recuperato alcuni significativi reperti nei fondali dell’Isola di Ventotene, tra cui un’anfora romana di epoca repubblicana perfettamente conservata. Le Fiamme Gialle Aeronavali di stanza a Ventotene, venute a conoscenza della presenza di reperti archeologici sommersi in una zona circoscritta nella parte sud dell’Isola, caratterizzata da bassi fondali e molto frequentata dal traffico diportistico, avvertivano immediatamente il funzionario territorialmente competente della anzidetta Soprintendenza – Dottor Carlo Molle – per pianificare una ricognizione subacquea e il recupero dei reperti più a rischio. Evitando così una facile depredazione da parte di trafficanti senza scrupoli.

Quindi, organizzata l’operazione da parte della componente subacquea della Stazione Navale di Civitavecchia con l’ausilio del guardacoste “G.210 Finanziere Marra” e del B.S.O. 124 e con il supporto dell’elicottero della Sezione Aerea di Pratica di Mare, si è dato il via alle immersioni, effettuate seguendo le indicazioni della Soprintendenza. E che, grazie ai mezzi, all’esperienza e alla professionalità dei sommozzatori delle Fiamme Gialle, hanno permesso il recupero di un’anfora romana integra adagiata sul fondale e di un assai più pesante manufatto di tufo locale di forma cilindrica.

I reperti, portati in superficie utilizzando dei palloni di sollevamento e delle reti apposite, sono stati trasportati all’interno della Caserma G.di F. “Finanziere Mare Francesco Nunziale”, dove sono stati immersi in vasche con acqua dolce per permetterne la desalinizzazione. L’anfora recuperata è del tipo “Dressel 1B”, anfora vinaria tipica dell’area tirrenica e diffusa tra la fine del II e la metà del I secolo a.C. Mentre il manufatto di pietra è riconducibile alle cave di tufo dell’isola, utilizzate già in epoca romana per la costruzione della celebre Villa Giulia- E successivamente per l’edificazione del famoso carcere borbonico di Santo Stefano e per la neo colonizzazione di Ventotene. Una ricognizione subacquea più estesa ha permesso inoltre di verificare che il manufatto lapideo doveva far parte di un consistente gruppo di blocchi squadrati sparsi nell’area ed evidentemente riconducibili al naufragio di una imbarcazione da carico.

(Italpress)

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