L’attore Giannini litiga col giornalista di Repubblica: sì, leggo il discorso di Berlusconi, e allora?

Un’intervista godibile, non c’è che dire. Repubblica non ha gradito, evidentemente, il fatto che l’attore Giancarlo Giannini abbia accettato di leggere, da par suo, un discorso di Berlusconi al B day di Paestum che ricorderà la figura del fondatore di Forza Italia. Con aria vagamente inquisitoria Concetto Vecchio interpella l’artista, ottantenne, su una scelta che giudica talmente fuori luogo da richiedere giustificazioni.
Le risposte di Giancarlo Giannini sono nette e sempre più irritate. «È molto semplice – spiega – Il mio agente mi ha mandato questo intervento letto in America nel 2006, sulla pace, sull’immigrazione, ed io l’ho trovato bellissimo». E ancora: ««Sono un attore. Ho letto una volta un discorso di Martin Luther King, e leggerei Mao Tse Tung se me lo chiedessero».
Quindi Giannini confessa di aver nutrito simpatia per Silvio Berlusconi. E poi passa al contrattacco: perché mi chiama? Cosa vuole sapere? Di cosa è curioso? Lei quel discorso non l’ha neanche letto… Rintuzzando la pretesa di Concetto Vecchio di costringerlo a dare spiegazioni per una cosa normale: un attore che fa il suo lavoro.
Dove l’intervista rivela tutto il sottotesto malevolo è nella domanda- asserzione: “Molti suoi colleghi sono di sinistra”. Come ha osato dunque Giannini non voltare le spalle al “cavaliere nero” infrangendo le regole del culturame di sinistra che per professione di fede è antiberlusconiano nell’anima e nel cuore? Disarmante Giannini a quel punto: “Mi chiamano perché sono bravo e della politica non me ne frega niente”. Giù il sipario.