Landini odia il Jobs act, ma lo usa per licenziare il suo portavoce. Lo sfogo di Massimo Gibelli

11 Set 2023 15:05 - di Giulio Fioretti
Landini

Maurizio Landini odia il Jobs act. Lo considera una iattura sin dai tempi in cui fu approvato dal Pd e dal governo Renzi. Ha già detto che parteciperà attivamente alla raccolta di firme che intende promuovere sempre lo stesso Pd (che si attrezza per eliminare le leggi che ha votato…) e lo odia. Lo odia a tal punto che lo ha utilizzato per licenziare il portavoce storico della Cgil. L’ennesimo episodio di incoerenza della sinistra massimalista e sindacale viene denunciato oggi da Massimo Gibelli in un articolo dell’Huffington Post.

Landini e Gibelli

È stato Massimo Gibelli, già portavoce di Sergio Cofferati e Susanna Camusso, a riportare all’Huffington i contorni della sua incredibile vicenda. “ll 4 luglio – dice Gibelli -, al rientro da un breve periodo di ferie, sono convocato dal segretario organizzativo. Durante il colloquio mi viene comunicato il licenziamento per giustificato motivo oggettivo e consegnata la lettera raccomandata a mano in cui si specifica che ‘la data odierna, 4 luglio 2023, è da considerare l’ultimo suo giorno di lavoro’. Seguono ringraziamenti e saluti di rito. Non capita a tutti di essere licenziati dal sindacato. A me è successo. La Cgil mi ha licenziato il 4 luglio. Per di più sfruttando anche il Jobs act”, le parole di Gibelli.

Licenziamento impugnato dinanzi al giudice del lavoro

Il sindacato nel 2021 aveva destituito la figura del portavoce, vista la prassi dei segretari, Landini in particolare, di interloquire personalmente con la stampa. “In un comunicato venni pubblicamente ringraziato per il lavoro svolto fino ad allora – prosegue Massimo Gibelli nel racconto della sua vicenda -. Mi resi immediatamente disponibile ad essere utilizzato in altro incarico, in qualunque posizione e struttura l’organizzazione ritenesse proficuo utilizzare le mie competenze”, continua Gibelli che a marzo racconta di aver scritto una mail al segretariato organizzativo, per ricordare che da due anni era senza incarico. Pochi mesi, dopo, racconta, è arrivato l’ultimo giorno di lavoro. “Ovviamente il licenziamento è stato impugnato e sono ora in corso le conseguenti procedure”, precisa l’ormai ex portavoce.

Una grande “coerenza”

La vicenda Gibelli riporta alla mente un capolavoro della musica italiana, “Un’emozione da poco”, scritto da Ivano Fossati per Anna Oxa nel quale si parla di incoerenza e coerenza. Un inno totale all’incoerenza di un leader sindacale, Maurizio Landini, che predica ogni giorno contro precarietà e Jobs act e poi razzola male. Del resto, la Cgil non è nuova ad episodi del genere. Inflessibile nel giudicare i costumi altrui, smemorata nell’applicare i diritti in casa sua. Un segretario nazionale che annuncia a luglio lo sciopero contro la legge finanziaria che nessuno conosce si commenta da sé. Ma ora rischia di perdere una partita importante in tribunale. Sempre per colpa di quel “maledetto” Jobs act.

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