L’amaro ricordo di Rita Dalla Chiesa: “La sinistra non amava mio padre, simpatizzava con le idee delle Br”

4 Set 2023 9:41 - di Monica Pucci

Con la deposizione di una corona ieri mattina è stato commemorato il generale Carlo Alberta Dalla Chiesa, ucciso il 3 settembre di 41 anni fa, con la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo, in via Isidoro Carini a Palermo. Presenti alla cerimonia, sul luogo dell’eccidio, i figli Nando e Simona Dalla Chiesa. Oltre al Prefetto Maria Teresa Cucinotta, le autorità civili e militari, la presidente della commissione antimafia Chiara Colosimo e il sottosegretario Francesco Sisto. Alle 10.30 è stata celebrata la Santa Messa nella sede della Legione carabinieri Sicilia e in giornata sono arrivati i messaggi del presidente Mattarella e del premier Meloni.

Rita Dalla Chiesa, l’atra figlia del generale ucciso dalla mafia, oggi parlamentare di Forza Italia. In una intervista al Giornale formula un ricordo “amaro” del trattamento che il padre aveva ricevuto, negli anni di piombo della lotta al terrorismo e a Cosa Nostra, un adeguato sostegno politico della sinistra.

Rita Dalla Chiesa e la sinistra “tiepida” con il generale

“Una parte della sinistra non ha mai amato mio padre, ha preferito difendere l’ideologia del brigatismo rosso, fin quando si è capito che certi estremisti andavano fermati. E mio padre c’era riuscito”, dice la Dalla Chiesa al Giornale ricordando il padre Carlo Alberto. “La sua morte ha comunque riscritto la storia della lotta alla mafia, il suo “metodo Dalla Chiesa” è servito a catturare i latitanti di Cosa nostra, da Totò Riina a Matteo Messina Denaro», dice l’ex conduttrice di Forum, che oggi è in Parlamento con Forza Italia. “Mio padre è stato annientato perché ha toccato dei poteri economici, dei potentati che per un certo tipo di mentalità, romana e siciliana, colluse da sempre, non andavano toccati”.
In Parlamento suo padre non stava simpatico a tutti… “Ogni tanto me lo chiedo, dove sono seduta? Io non dimentico quanto a mio padre venne detto ‘non toccare le mie correnti, chi lo fa normalmente torna con le gambe tese o dei soldi in bocca’. Andreotti? Lo scrisse nei diari destinati a mia madre, era un linguaggio che non lo rappresentava, non avrebbe mai potuto mentirle”. 

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