La ministra britannica che scandalizza la sinistra: essere gay non è sufficiente per chiedere asilo
C’è una ministra britannica, Suella Braverman che sta provocando il maldipancia alla sinistra politically correct e ai terzomondisti di professione perché mette un’ipoteca su quelli che, fino ad oggi, sono stati i trucchi attraverso i quali moltissimi immigrati hanno preso d’assalto i Paesi sviluppati, compresa l’Italia, ottenendo l’asilo.
La questione ruota attorno al fatto che in alcuni Paesi fondamentalisti essere gay può effettivamente rappresentare un rischio e, quindi, molto spesso le richieste di asilo degli immigrati che arrivano in Occidente, accompagnati dalle Ong, sono corredate della autodichiarazione di essere gay e di essere per questo perseguitato nel proprio Paese.
Spesso sono proprio le Ong e le reti che assistono gli immigrati a suggerire questa scorciatoia per superare i dinieghi opposti dagli Stati agli immigrati, per esempio economici, che non hanno diritto all’asilo.
E, dunque, nell’intervento che terrà oggi all’American Enterprise Institute, un think tank di Washington, la ministra degli Interni britannica, Suella Braverman, secondo anticipazioni di Sky News, andrà all’assalto di questo intoccabile “totem” immigrazionista.
La questione ha infatti dilagato. E in molti casi è stato sufficiente dichiarare di “sentirsi” gay per ottenere l’agognato asilo.
“Essere omosessuale o essere donna non è una ragione sufficiente” per chiedere asilo politico e godere della protezione internazionale riservata ai rifugiati, dirà oggi la ministra facendo saltare sulla sedia chi vorrebbe riempire l’Europa di immigrati.
In carica da circa un anno, la ministra britannica si chiederà se nel momento storico attuale valgano ancora i principi della Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati del 1951.
La Braverman aveva, in precedenza contestato anche la Convenzione europea sui diritti umani e, in particolare, la sua influenza sul programma del governo britannico di deportazione verso il Ruanda.
“Vorrei essere chiara: ci sono ampie zone del mondo dove è estremamente difficile essere gay o essere donna. Dove le persone vengono perseguitate, è giusto che offriamo rifugio”, dirà la ministra secondo le anticipazioni di Sky news.
“Ma non saremo in grado di sostenere un sistema di asilo se il semplice fatto di essere gay, o di essere una donna, e di avere paura di essere discriminati nel proprio Paese di origine è sufficiente per ottenere protezione”, avverte la ministra .
Brava.