La Cina alle prese con la grande crisi: Pil ai minimi storici e problemi per Xi Jinping

11 Set 2023 17:26 - di Redazione
Cina

La Cina affronta la crisi economica come una specie di incubo. Il Pil con l’obiettivo del 5% in più è una chimera.  Le esportazioni, una volta un pilastro del gigante cinese, sono scese del 12,4% in un anno; le importazioni si sono abbassate del 6,8%; i consumi interni stentano a salire tanto che i prezzi al consumo diminuiscono, creando le basi per una deflazione. Intanto gli investimenti diretti stranieri sono scesi in un anno dell’84%. Per Xi Jinping, leader maximo della Repubblica Popolare Cinese, il futuro appare molto meno roseo.

I dati reali sulla disoccupazione in Cina

Fino a qualche settimana fa l’Ufficio di statistica nazionale dava al 21% la disoccupazione giovanile, tuttavia alcuni accademici cinesi hanno calcolato che essa arriva quasi al 50%, contando i giovani migranti e quelli che stanno ai margini del mondo del lavoro. Da allora, la Cina ha deciso di non pubblicare più cifre sulla disoccupazione giovanile(in pieno stile democratico…). Un altro enorme capitolo in rosso è la bolla dell’edilizia, dove diverse grandi compagnie di costruzione stanno a poco a poco fallendo, trascinando con loro il debito statale delle province, che dalle ditte di costruzione ricevevano incentivi e tasse.

Il fallimento di Evergrande

Evergrande, il colosso immobiliare, ha maturato un debito monstre di 300 miliardi di dollari. Una vera e propria bolla che rischia ancora di contaminare l’economia mondiale e rispetto alla quale il governo cinese finora non ha fatto praticamente nulla. Le pessime relazioni tra Washington e Pechino rischiano di essere ulteriormente compromesse dal crollo del colosso dell’edilizia.

Le ragioni della crisi

La congiuntura dei mercati, soprattutto quello europeo e statunitense(destinato ad inasprire il dazio sulle importazioni da Pechino) sono i motivi principali della crisi. “La via della seta”, che l’Italia ha abbandonato, si è rivelata un tentativo fallito in termini di penetrazione nell’Occidente. Xi ha disertato il G20 dopo avere partecipato alla riunione dei Brics in cerca di nuove alleanze geopolitiche ma nel frattempo l’India ha superato la Cina come densità demografica e minaccia di essere un competitor molto pericoloso.

L’opzione africana sembra destinata a fallire

Xi Jinping in questi anni ha investito tantissimo in Africa nel tentativo di acquisire le materie prime e pensando di poter dettare legge sia per quanto riguarda la componentistica, sia sul mercato delle auto elettriche, favorito anche dall’assurda impostazione del “green deal” di Timmermans e dell’Unione Europea che ora sembra destinato a sgonfiarsi.

I diritti umani che mancano e quella legge del 1987 che favorisce i cinesi

La Cina è una nazione capitalista retta dal comunismo. Una contraddizione che ancora dura e che porta con sé l’assoluta mancanza di diritti civili per la popolazione. All’ultimo congresso del partito(che è una sola cosa con la guida del Paese) Xi ha preso il 100% dei voti. Una cosa del genere accadeva solo a Sofia durante gli anni della guerra fredda. Tuttavia i cinesi non smettono di pensare ad infiltrarsi nei Paesi occidentali e l’Italia non sfugge, per la sua posizione geografica, ai loro interessi. La legge 109/87, voluta dal centrosinistra guidato allora da Craxi, consente a tante associazioni di Pechino di potersi inserire nei mondi accademici e scientifici italiani. Ne ha parlato di recente anche Il Foglio, illustrando come il socialismo reale cinese sfrutti al massimo le opportunità di quella normativa. E del resto, nessuno più di Xi ha legato l’economia all’intelligence, cerando di alterare meccanismi di equilibrio nell’alleanza atlantica. Forte dell’assenza completa di democrazia e di libertà che ancora oggi, purtroppo, si registra dalle sue latitudini.

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