Il Pd fuori dal summit della sinistra internazionale. Com’era la storia dell’irrilevanza della destra?

19 Set 2023 9:03 - di Annamaria Gravino
pd summit

I leader dei principali partiti progressisti occidentali si sono ritrovati a Montreal, in Canada, per un vertice nel quale definire prospettive e strategie per cercare di arginare l’avanzata della destra. Erano presenti i rappresentanti di 15 Paesi, ma non dell’Italia. Una circostanza che assume il volto della nemesi: non solo i fatti hanno smentito tutti gli allarmi dem sul fatto che la destra avrebbe condannato l’Italia all’irrilevanza e all’emarginazione internazionali, ma ora arriva anche la certificazione che chi si ritrova nell’irrilevanza e nell’emarginazione è proprio il Pd, escluso dal gotha della sinistra internazionale.

Trudeau si intesta il ruolo di leader dei progressisti

Del resto, se come ha detto il padrone di casa Justin Trudeau, uno dei pochi premier di peso che la sinistra possa ancora vantare, per ambire a battere la destra la sinistra deve “collegare meglio i propri nobili ideali con i problemi quotidiani della gente”, appare piuttosto evidente che il contributo che poteva dare il Pd di Schlein sarebbe stato piuttosto scarso.

Chi ha partecipato al summit della sinistra internazionale: il Pd non c’era

Al vertice, che si è svolto lo scorso fine settimana, oltre a Trudeau e a Blair, hanno partecipato il leader del partito progressista britannico Keir Starmer, il primo ministro norvegese Jonas Store, l’ex premier neozelandese Jacinda Ardern, l’ex premier finlandese Sanna Marin, l’ex premier svedese Magdalena Andersson, l’ex vicepresidente della Commissione europea e candidato premier in Olanda Franz Timmermans, la vicepremier e ministra delle Finanze canadese Chrystia Freeland, l’ex ministro degli Esteri britannico David Miliband, l’ex governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney, l’ex vice consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Ben Rhodes e il segretario esecutivo del Pse Giacomo Filibeck.

L’assenza dem giustificata con “questione di agenda”

La partecipazione era su invito degli organizzatori. Repubblica, che offre un ampio resoconto del summit, spiega che il Pd era assente per “questioni di agenda”. Si tratta di una formulazione un po’ vaga, talvolta utilizzata per mascherare l’esistenza di criticità. E di criticità qui se ne rilevano di abbastanza importanti, in qualunque modo si voglia interpretare quella spiegazione. Quali motivi di agenda possono aver impedito ai dem di partecipare? Se anche la segretaria fosse stata presa da impegni inderogabili, possibile che non c’era nessuno che potesse rappresentare il Pd in un summit così rilevante per la galassia internazionale dell’area? Perché capita o si sceglie di essere assenti da un consesso di quella portata?

Ma non era la destra che doveva condannare l’Italia all’irrilevanza?

Delle due l’una: o il Pd è stato snobbato o non ha capito l’importanza dell’appuntamento. In entrambi i casi è un quadro desolante non solo per il partito, ma anche in fin dei conti per il contributo che può dare al Paese. Un’opposizione incapace internamente ed isolata esternamente non è un bene per nessuno. D’altra parte l’assenza della sinistra italiana dai luoghi che contano non arriva come un fulmine a ciel sereno: basta pensare a quale fosse il peso dell’Italia a livello internazionale quando era al governo per rendersi conto che tutto si tiene. E, di contro, basta guardare all’esperienza vincente di Giorgia Meloni per capire quanto sia importante la capacità di tessere relazioni, di costruire alleanze, di guardare allo scenario globale e discuterne con chi ha la stessa visione già prima di assumere responsabilità di governo. Per fortificarsi come partito politico, certo, ma anche e soprattutto per portare poi quella forza al servizio della nazione che si guida.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *