Favino, storie italiane a attori italiani: tutti con lui. Mollicone: “Ha ragione. Valorizziamo l’immaginario nazionale”
Il presidente della commissione Cultura della Camera dei deputati, Federico Mollicone, raccoglie l’appello lanciato da Pierfrancesco Favino dal palco di Venezia, e rilancia: «Caro Favino, hai ragione. Ma la strada giusta per combattere l’appropriazione culturale straniera che tu denunci è quella di raccontare nuovi personaggi e nuove storie del proprio immaginario nazionale. Per questo dobbiamo potenziare il nostro immaginario valorizzando le storie di personaggi italiani come Todaro nel Comandante. E come Amadeo Peter Giannini, l’italiano che fondò la Banca d’America e prestò i soldi a Disney».
Mollicone: «Favino ha ragione. Ora valorizzare le storie di personaggi italiani»
Ma Mollicone non si limita alle prospettive e ai suggerimenti. Così, nel suo intervento in replica alle sollecitazioni che l’attore ha lanciato sui ruoli degli attori stranieri nei film italiani – affermazioni che hanno il riscosso il plauso dei più e incassato il sostegno di colleghi e addetti ai lavori – Mollicone ha aggiunto anche: «La Rai e il Ministero della Cultura devono produrre storie come la sua. E se non è successo è perché il cinema italiano troppo spesso è proiettato sulle narrazioni minimaliste e relativiste, e non sui grandi personaggi. Cosa che all’estero fanno sistematicamente. E sanno fare anche meglio di noi».
L’importanza di raccontare l’immaginario nazionale
Poi, esplicitando quanto enunciato, Mollicone argomenta con plastici esempi nel merito: «Ad esempio sulla Guerra Fredda in Italia – prosegue l’esponente di FdI –, con storie incredibili come quella del capo centro di Beirut Giovannone chiamato “il Maestro” per la sua abilità di spionaggio che garantì il lodo Moro per 50 anni. O, in negativo, Giorgio Conforto, spia del KGB in Italia per 50 anni, insieme alla moglie, e che ha colpito persino D’Alatri che ne voleva fare un film».
Mollicone raccoglie l’appello di Favino e rilancia
Pertanto, raccogliendo e andando anche oltre lo slancio di Favino, Mollicone conclude: «Raccolgo in maniera positiva il tuo appello. Ma l’appello più in generale è a chi produce. Alla nuova generazione di attori italiani che hanno un riflesso anche internazionale. E che non devono più vergognarsi di essere italiani o di raccontare grandi storie». Proprio «come è stato fatto – chiosa Mollicone – in questa edizione del Festival a Venezia».
E al Lido, tutti con Favino
Un’edizione della Mostra che, dopo il debutto (con polemica) in laguna di Dario Argento, con la provocazione di oggi di Favino sta dimostrando che il cinema non è e non deve essere impaludato nel ristagno di produzioni minimaliste. Di racconti incentrati sulle “due camere, bagno e cucina”, su cui si sono avvitati le ultime generazioni di autori e registi. Ma è un mare in fermento che sull’onda di racconti dal respiro ampio, di protagonisti della storia, e di un’alchemica miscela di impegno e spettacolarità, può sfondare gli argini del mercato e imprimere un segno indelebile a arte e industria di celluloide.