Addio a Rosa Scafa, la prima donna poliziotto in Italia: una vita in divisa per donne e bambini
Se n’è andata, Rosa Scafa, la prima donna poliziotto in Italia. È morta a Trieste, e aveva 98 anni, ma agli occhi dell’immaginario collettivo resterà sempre quella giovane in divisa fotografata, tra imbarazzo e sorrisi di circostanza che solo il breve spazio di una posa hanno dissimulato il coraggio e la determinazione di una donna la cui storia personale e la cui carriera hanno donato molto all’impegno civile e all’affermazione dell’emancipazione femminile rivendicata sul campo prima ancora che nelle piazze. Non a caso, chi l’ha conosciuta dice di lei che era una donna forte, intelligente e motivata fino all’ultimo. E oggi, nel giorno del suo addio, quelle doti e quel temperamento non svaniscono con la sua dipartita, ma spiccano più che mai agli occhi di un Paese e di una storia nazionale che Rosa ha servito e attraversato con una curiosità e una tenacia dimostrate nell’arco di una lunga esistenza votata per gran parte al servizio nelle forze dell’ordine.
Addio a Rosa Scafa, la prima donna poliziotto in Italia
È stata lei, non a caso, la prima donna poliziotto in Italia. Rosa Scafa l’ex ispettore capo, mosse i primi passi nella polizia, dopo un corso nel 1951, insieme ad altre 22 colleghe. In 33 anni di servizio, dal 1952 al 1985, ha fatto parte della polizia civile di Trieste, di quella femminile e, dal 1981, della polizia di Stato. Ma, soprattutto, nel corso della sua carriera, si è occupata di reati commessi o subìti da donne e minori. Poi, raggiunti i limiti di età nel 1985, fu “costretta” alla pensione, ma è sempre rimasta una poliziotta nell’animo, scrive sul sito la Polizia di Stato in un ricordo commosso e riconoscente della prima donna a indossare la divisa.
Una vita, quella della prima donna poliziotto in Italia, dedicata a donne e bambini
Successivamente ha lavorato al servizio speciale di assistenza ai dipendenti e ai loro familiari. E nel 2010, a compendio di una vita dedicata alle forze dell’ordine, alla sicurezza e alla pace sociale, durante la festa per i 158 anni della polizia è stata premiata in occasione del 50° anniversario dell’ingresso delle donne in polizia. Ma la sua storia comincia molto prima. E va ben oltre le date. Le ricorrenze. I riconoscimenti e i titoli. Una storia, quella di Rosa Scafa, che come ricorda tra gli altri il sito della Polizia di Stato in queste ore, inizia «quando Trieste era ancora amministrata dagli anglo-americani, e lei decise di entrare nella Polizia femminile della città, con compiti di tutela e controllo dei minori e delle prostitute». Una missione, la sua, che l’appassionò sin da subito.
Passione e impegno al servizio del Paese: una missione che diventa la sua eredità
Quella divisa, per lei, significava la possibilità di «dare aiuto ai tanti bambini e alle donne in difficoltà», come avrebbe confessato qualche anno fa. Così, quando nel 1960 le fu offerta l’opportunità di passare alla Polizia femminile dell’Amministrazione della pubblica sicurezza. O di diventare un’impiegata civile, Rosa non ci pensò su due volte: e continuò ad indossare l’uniforme. Quel popolo di donne e ragazzini erano la ragione del suo impegno. E il suo lavoro con loro, e per loro, la motivazione di un’umanità che, ancora oggi, in molti ricordano e omaggiano. Perché, come si legge sempre sul sito della polizia di Stato, essere al servizio del Paese «era la sua missione. E oggi, la sua eredità».