Il comico Maurizio Milani svela il mobbing a Raitre: “Via da Fazio perché scrivevo sul Foglio di Berlusconi”

23 Ago 2023 19:25 - di Penelope Corrado
Maurizio Milani

Maurizio Milani, cabarettista tra i fondatori dello storico locale milanese Zelig, in un’intervista a Rolling Stone si toglie più di un sassolino dalle scarpe, attaccando Fabio Fazio, Gino e Michele, i vertici di Raitre e quella intellighenzia di sinistra che gli ha fatto “mobbing”.

Maurizio Milani su Rolling Stone: Fazio è molle, mi chiamò il direttore di Raitre in quota Pd

Nella bella intervista a tutto campo firmata da Gianmarco Aimi, spiccano alcune rivelazioni che fanno scalpoire. “Dopo sei anni, dal 2003 al 2009, non ti abbiamo più visto anche a Che tempo che fa condotto da Fabio Fazio. Come mai?”, gli chiede il giornalista di Rolling Stone.
«Perché Fazio – risponde Maurizio Milani – è bravo, però è molle. Quando ho accettato di collaborare a Il Foglio di Giuliano Ferrara, mi chiamò l’allora capo struttura di Rai3 in quota Pd, Loris Mazzetti, che mi disse: «Guarda che la linea editoriale qui è chiara e tu vai a scrivere su un giornale di Berlusconi?». Da quel momento i miei spazi sono stati ridotti e spostati nella zona meno nobile. Poi sono passato a una settimana sì e una no, a seguire solo il sabato finché una volta non mi hanno mandato in onda dicendo di aver sforato con i tempi. Così gli ho detto che non ci sarei più andato. Quando ti fanno mobbing lo capisci. Non volevo rimanere di fianco a Filippa Lagerbäck come un figurante. Fazio poteva dire qualcosa a Mazzetti, ma non lo fece».

“Gino e Michele fanno i compagni, ma mi hanno molto deluso”

Maurizio Milani, che da anni cura una rubrica sul Foglio, ne ha pure per i due autori storici di Zeliga, Gino e Michele. “Mi hanno deluso – dice il comico lombardo – Non mi hanno più chiamato, ma posso capirli perché hanno dato allo Zelig un taglio da villaggio turistico. Io sono un monologhista che non ha bisogno di travestirsi con le pinne o come una drag queen. La comicità di situazione è un’altra cosa”.
E ancora, sulla scarsa coerenza della sinistra, il peggio deve ancora venire: “Sono stato a casa di Michele Mozzati sul lago di Varese, ha una villa della madonna. A un certo punto vado in bagno e vedo che c’è una vasca lunghissima molto strana. Così quando esco chiedo a cosa serve a Diego Parasole, un collega che era con me. E lui: «Ah non lo sai? Quella vasca fa le onde al contrario, così nuoti e intanto fai esercizio». Ed era vent’anni fa. Sai, Flavio Briatore è Flavio Briatore ed è coerente, non va a far finta di essere un “compagno” che gli spiace per il salario minimo. Così come non ti aspetti che un calciatore vada a rompere le vetrine per protestare insieme a quelli dei centri sociali».

“Ormai il tuo “posto fisso” è a Il Foglio, dove collabori da anni”, gli fa notare il giornalista di Rolling Stone.
«Devo ringraziare della segnalazione Mariarosa Mancuso, che mi ha fatto conoscere all’allora direttore Giuliano Ferrara. Lui mi dedicò anche una puntata monografica su La7. Finché c’è stato il produttore Paolo Guerra ho sempre lavorato (morto nel 2020), oggi faccio un po’ più fatica. I produttori più potenti sono Beppe Caschetto e Lucio Presta, che vendono programmi alle tv a scatola chiusa».
Una intervista che si conclude con un rammarico da parte del comico milanese: a 62 anni non sono mai stato su un set per lavorare. Dopo questa intervista coraggiosa, è facile pensare che sarà ancora più difficile.

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