Francia, Sarkozy a processo per i finanziamenti illegali ricevuti dal dittatore Gheddafi
Non sono finiti i guai giudiziari di Nicolas Sarkozy. Dopo la doppia condanna a 3 anni per corruzione e traffico d’influenze in un altro procedimento, l’ex-presidente sarà infatti ora processato per i presunti fondi elettorali provenienti dalla Libia. Lo hanno annunciato i pubblici ministeri, che inizieranno il processo contro l’ex presidente francese e altri 12 imputati nel gennaio del 2025. L’accusa che grava Sarkozy è quella di finanziamento illegale della campagna elettorale, appropriazione indebita di fondi pubblici e corruzione. L’affare Libia ruota attorno alle accuse secondo cui i soldi per la campagna presidenziale del 2007 provenivano illegalmente dal regime dell’allora dittatore libico Muammar Gheddafi, poi rovesciato e ucciso a seguito di una discutibilissima iniziativa militare voluta proprio da Sarkozy.
Con lui imputate altre 12 persone
Ma torniamo alla vicenda giudiziaria che vede protagonista l’ex-inquilino dell’Eliseo. A sostenere la tesi dell’accusa, anche un testimone che asserisce di aver trasportato alla fine del 2006 o all’inizio del 2007 diverse valigie contenenti fondi per un totale di 5 milioni di euro al ministero degli Interni di Parigi, a capo del quale all’epoca c’era Sarkozy. Il 2007 è anche l’anno dell’elezione all’Eliseo dell’ex presidente, che ha finora sempre negato le accuse. Oltre a Sarkozy, sono accusate altre dodici persone, tra cui anche gli ex ministri dell’Interno Claude Gueant e Brice Hortefeux, oltre all’ex-tesoriere della campagna elettorale Eric Woerth.
Sarkozy si dichiara innocente
Di recente l’ex-presidente francese è tornato agli onori della cronaca per via del suo nuovo libro – Le temps des combats – che ha sollevato un vespaio polemico anche in Italia. In quelle pagine, infatti, Sarkozy svela anche alcuni retroscena relativi ad incontri con altri capi di Stato e di governo. Particolarmente grave l’episodio che lo vede, assieme alla cancelliera tedesca Angela Merkel, esercitare forti pressioni su Berlusconi per farlo dimettere da Palazzo Chigi. Un’impresa nella quale i due cercano inutilmente di coinvolgere anche il presidente Usa dell’epoca, Barack Obama. Alla fine riusciranno nel loro intento solo grazie alle quinte colonne di casa nostra. Fu così che cadde l’ultimo governo (prima dell’attuale guidato da Giorgia Meloni) diretta espressione della volontà popolare.