Contro i femminicidi la destra ha scelto un approccio senza slogan. Ecco le nostre proposte

19 Ago 2023 10:27 - di Susanna Campione*
femminicidi

Probabilmente sull’onda emotiva del femminicidio che si è verificato a Piano di Sorrento, ultimo di una lunghissima e tristissima serie, ieri sulle pagine de La Stampa Michela Marzano ha svolto considerazioni che non condivido appieno. Come prima riflessione non simpatizzo con la visione disfattista del nostro Paese purtroppo molto diffusa: «Se vivessimo in Spagna, Francia o Svizzera o in molti altri Paesi…..e invece no viviamo in Italia…..»
Le violenze sessuali, gli abusi e i femminicidi si verificano in tutte la Nazioni del mondo e non conoscono frontiere.

Dalla collega Pd Marzano troppi slogan

Ma da avvocato, prima ancora che da senatore, componente della commissione bicamerale contro il femminicidio, che affonda le mani nella carne viva e dolorante delle donne maltrattate, stalkerizzate e abusate, non condivido la citazione del “ Me too“ come movimento che avrebbe dovuto illuminarci la strada e trovare la soluzione. Nella stragrande maggioranza dei casi le donne che subiscono abusi da anni, in silenzio non si possono identificare in un movimento nato nel mondo del cinema in occasione delle accuse di violenza al produttore Harvey Weinstein e sostenuto da attrici famose, troppo lontano dalla loro quotidianità quel mondo patinato, estranei alla loro vita i meccanismi del Jet set internazionale.

La lotta ai femminicidi non ha colore politico

Lo stesso movimento è stato poi avversato da tante donne anche celebri che di quel mondo fanno parte: Catherine Denueve, Brigitte Bardot, Woopi Goldberg, Megan Fox e persino da una femminista come Margaret Atwood.
Del tutto infondata è anche l’accusa mossa alla politica di non volere l’educazione sentimentale nelle scuole. Nel DDL presentato da Fratelli d’Italia a mia prima firma sulla violenza domestica è contenuta una norma ad hoc sull’introduzione dell’educazione al rispetto proprio nelle scuole. E mi dispiace contraddire la collega Marzano ma anche la sinistra condivide questa impostazione. Su questo tema le forze politiche sono unite, perché non è un tema né di destra, né di sinistra, è un tema universale per il quale siamo tutti intenzionati a batterci e a fare fronte comune.
Non mi convince neanche l’accusa ai giudici sebbene sia vero che spesso sbagliano, soprattutto in questa materia se non hanno una formazione specifica.
Né l’inasprimento delle pene può essere la soluzione perché quando si arriva a irrogare la pena è già tardi, il reato è compiuto.

La prevenzione è l’unica strada da percorrere

La verità è che l’unica strada da percorrere con coraggio e perseveranza è quella della prevenzione, un lavoro paziente e incessante che scardini pregiudizi, antiche convinzioni, ignoranza.
Sui femminicidi, abbiamo ormai superato la convinzione che basti reprimere e abbiamo capito che si deve agire nel tessuto sociale, permeandolo nei suoi gangli di modelli più evoluti e civili e perché no, anche virtuosi.
Ci aspetta un lavoro difficile, dovremo riuscire a far arrivare in modo capillare a tutti i ceti sociali, a donne e uomini di tutte le età i concetti base dell’educazione e del rispetto attraverso le famiglie, la scuola, le campagne di sensibilizzazione. E ci vorrà tempo per sovvertire schemi consolidati e diffusi. Abbiamo di fronte un’opera titanica, è vero, ma non per questo possiamo arrenderci o peggio ancora pensare di risolvere il problema in tempi brevi e con mezzi semplicistici. Non si possono dare risposte semplici a problemi complessi, il rischio è di fare il gioco degli aggressori e di anestetizzare la nostra coscienza inquieta.

*Susanna Campione

(senatore di Fratelli d’Italia)

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