Bologna: Badaloni, da governatore del Lazio, chiese la revisione del processo. Nessuno lo “processò”
Sorpresa: sapete chi fu nel 1996 a chiedere la revisione del processo della strage di Bologna? Fu – tra gli altri – l’allora presidente della Regione Lazio, Piero Badaloni. In un intervento su Radio Radicale – riproposto su Twitter dalla giornalista Annarita Di Giorgio – motivava la sua posizione. Da governatore presentò al presidente della commissione stragi di allora, Giovanni Pellegrino dei Ds, la mozione firmata all’unanimità dal Consiglio regionale del Lazio per chiedere la revisione del processo sulla strage di Bologna. Il comitato e la mozione si chiamavano “E se fossero innocenti?”. Riferito ovviamente a Mambro e Fioravanti.
Strage di Bologna: Badaloni nel 1996 da presidente della regione chiese la revisione del processo
Come ha potuto incrudelirsi a tali livelli di ferocia il dibattito pubblico, si chiede la Di Giorgio sui social. E noi ce lo chiediamo con lei. Basta dare un’occhiata ai “giornaloni”, alle dichiarazioni di esponenti delle opposizioni tutte per rendersi conto dell’assurdità a cui stiamo assistendo. Oggi sparano a palle incatenate contro Marcello De Angelis per il suo post sulla Strage di Bologna in cui esprimeva a titolo personale i suoi dubbi sulla colpevolezza di Mambro e Fioravanti; e auspicava una verità completa sulla tragedia del 2 agosto 1980. Le opposizioni in coro stanno strepitando. Chiedono le dimissioni del responsabile della comunicazione della Regione Lazio. C’è Travaglio, poi, che sul Fatto le chiede addirittura per Francesco Rocca, il governatore del Lazio. “Piero Badaloni è stato qualche mese fa presidente del comitato elettorale di Alessio D’Amato candidato presidente della regione Lazio- ricorda nel post la Di Giorgio- . Nel 1996 Badaloni era lui presidente della Regione Lazio. Come Rocca ora. Ma del centrosinistra. Ebbene, nessuno gli chiese le dimissioni, vivaddio. Ma come abbiamo fatto a imbruttire il dibattito pubblico cosi?”: è la domanda che risuona e alla quale è possibile una sola risposta: oggi c’è il centrodestra alla guida del Paese che sta mandando in tilt l’abc della cultura istituzionale. E ogni occasione, ogni anniversario – dal 25 aprile alla Strage di Bologna- diventa il pretesto per contrapposizioni feroci.
Strage di Bologna: “Come abbiamo fatto a imbruttire così il dibattito?
Badaloni, all’epoca, parlava di “attenzione e rispetto” per la verità. “La verità è la cosa più importante”- ripete in questo intervento su Radio Radicale (qui sotto) scovato e riproposto dalla giornalista con grande acume politico. Badaloni definiva la verità un'”esigenza fondamentale. Non si è fatto tutto quello che si poteva fare per sgomberare il campo da interrogativi”. Ed auspicava che tutto il possibile venisse fatto per sgomberare il campo da tutti i nodi riguardanti tutte le stragi che hanno funestato la nostra Repubblica. Ecco, un utile esercizio di memoria che lascia però tanta amarezza. Il dibattito politico sta regredendo. All’epoca nessuno si sognò di chiedere le dimissioni di Badaloni. Oggi si invocano per De Angelis, accompagnate da una gogna mediatica senza precedenti. Sagge le parole apparse sul Tempo di Giampiero Mughini, intellettuale non certo di destra ma dotato di grande onestà intellettuale: “Questo è l’aspetto più ripugnante della lotta politica tra partiti. Trovo intollerabile che quando qualcuno dice una cosa non conforme alla massa, si chiedano le sue dimissioni”. Non voglio dare lezioni a nessuno – spiega Mughini- “ma pretendo anche che nessuno ne dia a me. Noi tutti abbiamo il diritto di non essere convinti di quella sentenza. Su Bologna poi troppe questioni sono rimaste aperte”.
Piero Badaloni è stato qualche mese fa presidente del comitato elettorale di Alessio d’amato candidato presidente della regione Lazio. Nel 1996 Badaloni era lui presidente della regione Lazio. Come Rocca ora. Ma del centrosinistra. E da governatore presentó al presidente della… https://t.co/ttVIs3FGzR pic.twitter.com/3vQkiA1ppR
— annarita digiorgio (@ardigiorgio) August 7, 2023