Mondiali di scherma, riammessa l’atleta ucraina che si era rifiutata di stringere la mano alla collega russa
Riammessa. Olga Kharlan sarà in gara domani nel tabellone di sciabola femminile a squadre. Dopo la squalifica comminata ieri per non aver salutato l’avversaria russa Anna Smirnova al termine della gara vinta nel torneo individuale, infatti, l’atleta ucraina è stata inserita nel tabellone del torneo a squadre: una decisione, quella di riammetterla ai mondiali, arrivata dopo una giornata di polemiche e che verrà spiegata in serata dalla Fie in una conferenza stampa.
Kharlan riammessa: la richiesta di Abodi e le polemiche di Mosca
Stamattina il ministro dello sport, Abodi, aveva scritto una lettera al comitato organizzatore chiedendo ” di fornire, con cortese urgenza, tutti gli elementi in possesso che hanno condotto alla grave decisione, con riguardo anche alle tempistiche di approvazione del Regolamento sulla base del quale è stata assunta la decisione”.
Parole di fuoco , invece, dal presidente del Comitato olimpico russo, Stanislav Pozdnyakov, ex fuoriclasse della Scherma e vincitore di 3 ori olimpici e 10 mondiali, contro il Cio, reo di “essersi schierato in un conflitto politico, e ha cominciato ad agire nell’interesse di una delle parti”.
Stamattina il Comitato olimpico internazionale aveva chiesto di comprendere le motivazioni degli atleti ucraini, invocando per loro una sorta di tutela e di separazione, anche nei campi di allenamento delle competizioni, dai colleghi russi e bielorussi.
L’occasione persa dallo sport
Storicamente, al netto delle due olimpiadi di Mosca e Los Angeles, lo sport è stato moderatore di tensioni politiche e costruttore di pace. Dalla diplomazia del ping pong scelta da Henry Kissinger per riallacciare i rapporti Usa-Cina alla decisione della squadra italiana di tennis di andare a disputare (e vincere) la finale di Coppa Davis del 1976 in Cile, propri dopo che l’Urss si era rifiutata di giocare la semifinale a Santiago del Cile.
Se russi, bielorussi ed ucraini devono gareggiare insieme nelle competizioni sportive sarebbe giusto pretendere da loro proprio l’esatto contrario di ciò che avviene: un sentimento di fratellanza, tipico dello spirito sportivo, per mandare un messaggio diverso alle diplomazie in guerra dei loro Paesi.