Roma Pride, Rocca: “La Regione non promuove l’utero in affitto: non mi faccio strumentalizzare”

6 Giu 2023 10:12 - di Viola Longo
roma pride

L’accusa di «prendere ordini» dal partito e dai ProVita, quella di essere voler discriminare, quella di perpetrare «omofobia di Stato». All’indomani della decisione della Regione Lazio di revocare il patrocinio al Gay Pride di Roma, sul governatore Francesco Rocca la sinistra ha fatto piovere diverse “incriminazioni”, alcune anche molto infamanti, come sempre mistificando la realtà o, per lo meno, omettendone elementi cruciali. In questo caso uno in particolare: gli organizzatori del Pride hanno trasformato quel patrocinio concesso dal governatore in nome dell’inclusione in uno spot per l’utero in affitto, con roboante rivendicazione postata sui social. Ed è stato questo, spiega Rocca, a farlo «infuriare» in modo particolare, convincendolo dell’opportunità di ritirare il logo dell’ente che evidentemente voleva essere utilizzato per promuovere una pratica illegale e fortemente divisiva.

Rocca sul Roma Pride: «Hanno strumentalizzato il patrocinio per l’utero in affitto»

«Ma quale omofobia e ordini dall’alto, la revoca del patrocinio al Gay Pride dipende solo dal fatto che hanno voluto strumentalizzare la nostra adesione facendola passare per un sostegno alla pratica dell’utero in affitto», ha chiarito Rocca in un’intervista a La Stampa. Rocca ha ricostruito come sono andati i fatti: ha ricevuto una lettera «molto cortese» dagli organizzatori del Pride di Roma che chiedevano il patrocinio; ha «deciso sul principio di accordarlo perché trovo che il Gay Pride sia una giornata di tutti, non una manifestazione politica»; concedendo il patrocinio aveva però anche chiesto esplicitamente «di evitare di associare il logo della Regione ad aspetti che potessero ledere la sensibilità morale di altri cittadini».

Il no a una pratica che «mercifica il corpo delle donne e sfrutta quelle più povere»

Il riferimento, chiarissimo, era all’utero in affitto. «Ogni altra motivazione che mi viene attribuita è strumentale e fa parte della ideologizzazione di questi temi che non mi appartiene. Ma l’utero in affitto è una pratica illegale in Italia perché basata sullo sfruttamento delle donne più povere. E lo dico per esperienza diretta», ha proseguito Rocca, ricordando che «ero presidente della Croce rossa siamo andati a prendere a Kiev una bambina abbandonata dalla mamma non biologica di una coppia italiana che aveva fatto ricorso alla Gpa. Da allora mi sono documentato circa la mercificazione del corpo delle donne che c’è dietro».

Il colpo di mano del Roma Pride che ha fatto «infuriare» Rocca

Senonché, ieri pomeriggio intorno alle 15.20 il Roma Pride sul proprio profilo Twitter ha rilanciato le dichiarazioni del presidente del circolo Mario Mieli e portavoce della manifestazione, Mario Colamarino, che rivendicava con «soddisfazione» il fatto che «la Regione abbia deciso di sottrarsi alla trappola dei pregiudizi ideologici, prendendo di fatto le distanze politiche da quant3 in Parlamento in questi giorni vorrebbero rendere la nascita delle nostre figlie e dei nostri figli reato universale, perseguendo la gestazione per altri anche se realizzata all’estero». Sostanzialmente il patrocinio in nome dei diritti era stato trasformato in un endorsement per l’utero in affitto. Un paio di ore dopo la Regione ha ritirato il proprio logo, chiarendo di non poter prestare l’ente a quel tipo di strumentalizzazione ed esprimendo anche «rammarico» per il tradimento della propria «buona fede».

Una tempistica chiara, ma per la sinistra è subito «omofobia» e «discriminazione»

Insomma, margini per dare interpretazioni fantasiose della sequenza degli eventi non ce ne sono, eppure il Roma Pride ha vestito subito i panni vittimisti e a sinistra si è scatenata la solita cagnara agitando l’idea di una marcia indietro tanto repentina quanto inspiegabile se non alla luce di “ordini superiori” dettati da pulsioni omofobe. «Ma quali ordini. È stata la dichiarazione di Mario Colamarino, portavoce del Roma Pride, a farmi imbestialire», ha replicato nell’intervista Rocca, ricordando anche che l’utero in affitto non rientra «nelle finalità del Pride, perché parliamo di una manifestazione che dovrebbe essere a favore dell’inclusione e del rispetto dei diritti Lgtb mentre la maternità surrogata riguarda tutti: in 7 casi su 10 a farvi ricorso sono coppie eterosessuali».

Rocca: «Ho accolto ragazzi gay cacciati di casa, non accetto manipolazioni»

«Mi arrabbio perché è una manipolazione alle spalle di chi per primo ha aperto a Roma una casa per ragazzi Lgtb cacciati di casa dai genitori», ha chiarito Rocca che, all’obiezione del giornalista Paolo Russo, che firma l’intervista, sul fatto che nel manifesto per la “queeresistenza” si fa riferimento al diritto di iscrivere i bambini nati da maternità surrogata nei registri comunali e che questa è una cosa che va a loro difesa e non a sostegno della Gpa, ha replicato con una domanda semplice: «Quei bimbi nascono per partenogenesi?». «Non prendiamoci in giro per favore», ha quindi commentato il governatore, che a sentirsi dire “omofobo” proprio non ci sta.

«Quei bambini nascono per partenogenesi? Non prendiamoci in giro, per favore»

«C’è la massima volontà di includere. Ma il confronto per farci fare progressi sul piano dei diritti va de-ideologizzato», ha avvertito, rimettendo anche in ordine i temi: da un lato ci sono il dibattito e le misure per evitare le discriminazioni, dall’altro l’utero in affitto che troppo spesso viene surrettiziamente introdotto dietro il paravento dell’inclusione. Che ne pensa delle carriere scolastiche alias? «C’è un ordinamento giuridico che non lo vieta e un dibattito aperto che deve portare al rispetto dell’identità di genere. E ritengo giusto – ha risposto Rocca – che non ci siano discriminazioni. Ma l’utero in affitto è una forma di sfruttamento al pari della prostituzione. Negli Stati Uniti la Gpa costa 140 mila dollari, in Ucraina 50 mila. È una pratica per ricconi a danno delle donne povere. La revoca del patrocinio dipende solo da questo».

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