“Fenix”, Africa e Mediterraneo: così l’Italia riscrive il futuro con il Piano Mattei (diretta streaming)

30 Giu 2023 12:06 - di Natalia Delfino
fenix mediterrano

Lo sviluppo dell’Africa come fattore di crescita, sicurezza, diritti, libertà anche religiosa: un obiettivo necessario per il continente, ma anche per l’Italia e l’Europa. A Fenix, la festa di Gioventù nazionale in corso al laghetto dell’Eur a Roma, si parla di Mediterraneo, con tutto ciò che comporta in termini geopolitici ed economici. Il panel si intitola “Mediterraneo: il futuro da difendere. Coordinate per portare in alto gli interessi nazionali” ed è un’occasione per tornare a illustrare nel dettaglio il Piano Mattei, per parlarne davanti ai giovani di FdI, ricordando che da sempre la destra si pone il problema di una cooperazione allo sviluppo che non sia sfruttamento, ma opportunità di futuro anche per il Paese con cui si realizza.

È stata in particolare il sottosegretario alla Difesa Isabella Rauti a ricordare che quest’approccio, che anni fa si riassumeva nella formula “aiutiamoli a casa loro”, coniata da suo padre Pino Rauti, è l’unico che può garantire quella stabilità africana che è necessaria anche a questa parte di mondo. Un tema affrontato anche dagli altri relatori del dibattito, moderato dal dirigente di Gn Edoardo Cigolini: il viceministro agli Esteri, Edmondo Cirielli; il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti; il direttore di Aiuto alla Chiesa che soffre, Alessandro Monteduro; il Commissario straordinario dell’Agenzia italiana per la Gioventù, Federica Celestini Campanari; il giornalista e inviato di guerra Sebastiano Caputo; il portavoce di Gioventù nazionale, Stefano Cavedagna.

“Abbiamo sempre puntato sull’idea che si debba affrontare la difesa dei confini, l’approccio di sviluppo dell’Africa, l’approccio di aiuto ai Paesi che sono di transito a non avere danni devastanti ad questa immigrazione. Perché i danni devastanti non sono dati solo dalla quantità di persone che vivono transitoriamente in questi Paesi che già sono poverissimi, ma c’è il tema che i trafficanti di migranti sono diventati potentissimi”, ha detto Cirielli, ricordando che alla cultura italiana non appartiene alcuna tentazione predatoria e sottolineando che “il Piano Mattei deve andare avanti nell’interesse dell’Italia e dell’Europa per rendere l’Africa un grande mercato, un continente legato a noi, un continente che sarebbe ricco perché ricco di materie prime, che noi non possiamo depredare, ma utilizzarle per creare ricchezza”.

Rauti, quindi, ha ricordato che il “destino dell’Italia è sul mare, sia sopra sia sotto, con il dominio dell’underwater” e che per “tutta la partita della difesa degli equilibri geostrategici”, compresa la resistenza alla radicalizzazione, “il Mediterraneo è il tavolo da gioco”. Ed è “compito politico fondamentale dell’Italia” recuperare il suo ruolo centrale nell’area, dopo che “per anni il nostro Paese ha rinunciato a esercitare la sua vocazione e a interpretare il senso di destino” che ne deriva. In termini concreti, significa fare l’esatto di contrario di quello che ha fatto la sinistra nei suoi anni al governo. Significa, ha ricordato Foti, smetterla con i “miti dei porti aperti, dei confini spalancati, del falso pietismo che poi diventa un assistenzialismo che cade nello sfruttamento” e mettere in campo quell’antidoto fatto di autentica collaborazione che è il Piano Mattei. “La sinistra nel 2011 pensava di aver risolto tutti i problemi con le primavere arabe, ma in realtà ci si era illusi che quello sarebbe stato un vantaggio per quelle nazioni e indirettamente anche per le nostre nazioni”, ha ricordato Foti, spiegando che “inizia da quel momento una fase di abbandono della politica italiana verso il Mediterraneo. L’ultimo intervento significativo in quell’ottica fu quando Berlusconi accolse a Roma Gheddafi”.

“Dobbiamo portare lì gli aiuti che servono senza pensare di poter portare l’Africa in Italia: il Piano Mattei è proprio nella linea di cui si diceva. Oggi ci contestano tutti questi sbarchi, ma – ha aggiunto Foti – se saltano tutte le frontiere degli Stati che danno sul Mediterraneo e noi siamo il primo porto naturale, è normale che queste persone hanno come primo punto d’arrivo l’Italia, perché l’Italia è vista in modo diverso dalla Francia o dalla Spagna, perché l’intervento italiano in Africa fu anche fatto di strade o ponti”. “Ora la Cina ha messo le mani sull’Africa per sfruttare le terre rare, impoverendo quei popoli e in futuro ricattare il mondo. La nostra politica deve mirare ad avere anche un’immigrazione che può trovare in Italia una giusta collocazione, perché in alcuni settori serve una parte della manodopera straniera”, ha concluso Foti.

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