Bilaterale Italia-Kenya, Barbaro: “Verso il rinnovo del protocollo d’intesa sullo sviluppo sostenibile”
“L’Italia vuole rinnovare il protocollo d’intesa con Nairobi scaduto a gennaio 2023”: questo l’annuncio del sottosegretario all’Ambiente e alla Sicurezza energetica, Claudio Barbaro, nel corso del bilaterale tra Italia e Kenya, rappresentato dal Viceministro dell’Energia, Alex K. Wachira; alla presenza dell’ambasciatore italiano Roberto Natali. Allo scopo di affrontare la sfida del passaggio alle rinnovabili come fonti primarie di energia, il Kenya ha confermato l’importanza che riveste la cooperazione tra i due Paesi. In particolare, si è parlato di geotermico di cui il Kenya è ricco; e rispetto al quale, d’altra parte, l’Italia detiene il know-how e la tecnologia.
Barbaro in Kenya: bilaterale con il viceministro Wachira
“All’Italia il Kenya si rivolge per la conoscenza acquisita – ha spiegato il Viceministro Wachira – in termini di sviluppo sostenibile. Entro il 2030 il nostro Paese vuole raggiungere il 100% di utilizzo di energia pulita. Ed entro il 2050 il 100% di accesso della popolazione ai servizi energetici. Una sfida per la quale consideriamo l’Italia un partner importante”. Il buon esito del bilaterale è stato sottolineato da Barbaro sui suoi profili social. Il sottosegretario ha ricordato come oggi riparte “una fitta serie di incontri e bilaterali a Nairobi, per UN Habitat: il Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani”. Una iniziativa nella quale l’Italia ha dato un contributo” nell’ambito del progetto Waste Wise City sulla gestione dei rifiuti in una delle baraccopoli più grandi al Mondo: quella di Korogocho con l’aggiunta anche di una conseguenza positiva della creazione di posti di lavoro”.
Sviluppo sostenibile, l’esempio di un imprenditore italiano
Proprio sul fronte occupazionale e ambientale il Sottosegretario ha ricordato la visita fatta martedì all’azienda agricola Marula, insieme all’ambasciatore Natali: una realtà “di impresa ecosostenibile” dove “lavorano oltre 5mila persone e sono migliaia i capi selvatici protetti”. “Lo sviluppo economico aziendale degli ultimi anni ha consentito di investire parte dei profitti in un progetto ambientale, avviato nel 2009 e legato al ripristino di un’area umida pre-esistente; che nel tempo si era andata prosciugando con un incremento del 45% delle specie di uccelli e del 92% delle specie di mammiferi presenti” spiega Barbaro. L’azienda è di proprietà di un imprenditore italiano, Francesco Natta, “che ha raccolto la passione della sua famiglia e portato questa azienda a essere un punto di riferimento in questo Paese. Del quale andare orgogliosi”.