Reggio Emilia cancella via d’Annunzio e la dedica al poeta sloveno anti italiano Srecko Kosovel

11 Mag 2023 12:58 - di Angelica Orlandi

Il Vate umiliato. Lo scorso 25 aprile, il comune di Reggio Emilia a guida Pd ha consentito la rimozione, promossa dagli attivisti di Casa Bettola, della segnaletica stradale intitolata a D’Annunzio. Al suo posto, la sinistra ha messo il nome di Srecko Kosovel, poeta sloveno «che ha resistito all’italianizzazione forzata» e «ha dato il nome a una brigata partigiana in un’epoca nella quale la letteratura era bandita». La guerra della toponomastica continua, aizzata da una sinistra, a fare scempio dell’italianità, non fermandosi neanche davanti a un grande come il poeta pescarese.  Un misto di ingoranza, ideologia, cultura della cancellazione sono alla base di questo scempio.

D’Annunzio umiliato, cancellata la sua via  a Reggio Emilia

La notizia ovviamente è stata ignorata dai giornaloni, per cui è passata in sordina. A Reggio Emilia la giunta comunale, presieduta dal piddino Luca Vecchi, ha deciso, dunque di “santificare” il 25 aprile cambiando nome a Via D’annunzio. Da ora sarà via Srecko Kosovel. Se ne è accorto Armando Foschi, un consigliere comunale della Lega di Pescara. E ha inviato due lettere al sindaco della sua città, Carlo Masci, e a Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale e uno dei più grandi esperti di d’Annunzio. Le motivazioni di questa sostituzione è abominevole: «promuovere una coscienza antifascista, antirazzista e femminista», scrivono i dirigenti della sinistra reggina. Il che imporrebbe loro di eliminare il nome di un «poeta che esaltava la guerra». D’Annunzio è troppo “oltre” per i poveri dirigenti della sinistra reggina. Non leggono, non si informano.

Al posto di D’anunzio un poeta sloveno anti italiano nella toponomastica

Il fascismo del  Vate è stato molto ridimensionato, come da anni cerca di far capire Giordno Bruno Guerri, ponendo l’accento sull’opera, sull’uomo, sul coraggio di soldato. I rapporti con Mussolini furono altalenanti. Da tempo la vulgata che ne aveva decretato l’ostracismo anche nelle scuole è stata sconfitta. Eppure l’ignoranza impera. Ricordiamo nel 2019, per esempio, quando la città di Trieste ha deciso di dedicargli una statua, nel giorno del centenario della conquista di Fiume. Si aprirono le cateratte. Vojko Obersnel, sindaco della città, oggi chiamata Rijeka, caduta ai piedi del Vate tuonò: «Per colpa di D’Annunzio, Fiume provò tra i primi la mano letale del fascismo». L’iniziativa si colloca nell’alveo di un odio per l’Italia che alligna spaventoso in una certa parte della sinistra. Sono imbarazzanti le parole a supporto della cancellazione di via d’Annunzio. Denotano una nuova ondata di revisionismo storico- culturale “che semplicemente offende la Città che ha dato i natali a uno dei simboli letterari non di Pescara o dell’Abruzzo, ma dell’intero Paese”, dicono sconcertati dal Consiglio comunale di Pescara.

Quando Carlo d’Inghilterra lo definì “Eroe”

E a proposito di ingoranza, sere fa, proprio Giordano Bruno Guerri, ospite in tv da Gramellini ricordò un eposidio che lo scrittore Sandro Consolato, rilancia dai social:  Guerri raccontò di quando incontrò l’ancora principe Carlo in Inghilterra, ad una manifestazione da lui voluta sui giardini del mondo: e quello che colpí Guerri fu che Carlo non gli parlò di d’Annunzio chiamandolo “il Poeta”, ma “l’Eroe”. Serva da lezione agli ignoranti amministratori comunali di sinistra.

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