Pd, le manovre per dare il benservito a Schlein. La segretaria sulla difensiva: “Datemi tempo”
Elly non c’entra, Elly è lì da poco, Elly non va “ingabbiata”. All’indomani del disastroso voto alle amministrative dal fronte del nuovo corso Pd è tutto un fare quadrato intorno alla segretaria Schlein, consapevole lei stessa di essere in una posizione complicata. La palla viene buttata così in avanti, verso il campo delle europee, che consente di prendere tempo, ma si connota anche come la partita definitiva: o ce la si fa alla grande o finisce lì.
Elly Schlein: “Datemi un po’ di tempo, non mettetemi alle strette”
«Datemi un po’ di tempo, sono appena arrivata, non mettetemi alle strette», avrebbe detto Schlein, in uno sfogo privato riportato da Repubblica. La segretaria ieri, dopo aver annullato una trasferta a Bruxelles, ha incontrato gli eurodeputati da remoto. «Non buttiamoci giù. Alle Europee possiamo arrivare primi», li ha rassicurati. In realtà, più correttamente avrebbe dovuto dire “lì dobbiamo arrivare primi”. Lo sottolinea anche Lorenzo Di Cicco, che firma l’articolo: «Sa, la segretaria del Pd, che con questo precedente elettorale probabilmente non le basterà “tenere”, nel voto per Strasburgo, cioè attestarsi intorno al 20%. Per superare il giro di boa e navigare fino alle Politiche dovrà fare meglio».
La strategia di spostare in avanti il problema
«Alle prossime Europee possiamo battere FdI ed essere il primo partito», ha detto ancora Schlein. Lo sa lei e lo sanno tutti: dopo quel fragoroso tam tam sul fatto che Schlein è l’anti-Meloni l’obiettivo che non si può fallire è quello di superare il partito del premier. Epperò, ugualmente, tutti sanno che non è affatto facile. A partire dal Pd. Secondo Maurizio Belpietro, che ieri ha firmato un editoriale sul tema, “la vecchia guardia Pd” si è “seduta sulla sponda del fiume” in attesa di quell’appuntamento. E, insomma, da quel che si capisce, in attesa di poter dare il benservito alla cara Elly.
Il Pd già pensa a dare il benservito a Elly Schlein
Oggi nessuno è così esplicito, ma gli avvertimenti – e di contro le difese – delineano un quadro abbastanza chiaro. «Il Pd dice no a tutto e le nostre proposte non si capiscono », ha detto ieri l’europarlamentare Elisabetta Gualmini di area Bonaccini, mentre Alessia Morani ha esortato: «Il Pd cambi rotta». «Schlein guardi i risultati spagnoli», ha avvertito Pierluigi Castagnetti, esponente di quell’area cattolica che forse più di tutte soffre l’impostazione della nuova segreteria, ma che in questo si trova comunque in buona compagnia: da Base riformista ai lettiani, che non hanno preso benissimo «lo scaricabarile» di Francesco Boccia sulla precedente classe dirigente.
La difesa del “tortellino magico”: Elly non ha colpe
Ma d’altra parte quella è la linea scelta dal “tortellino magico”: santa Elly non ha colpe, sebbene ora sia chiaro a tutti che non ha nemmeno quel tocco taumaturgico che le era stato riconosciuto con tratti fideistici. Commentando con Repubblica la sconfitta alle amministrative, Dario Franceschini, grande fautore della segreteria Schlein, ha sostenuto che «tanti fattori concomitanti spiegano il risultato. Il primo è un’onda di destra che riguarda tutta l’Europa. Il secondo elemento è fisiologico, ci sono pacchi di studi a dimostrare che in tutti Paesi del mondo, quando si vota nel primo anno di governo, c’è un effetto trascinamento. Infine c’è il terzo elemento, tutto italiano, e cioè una maggioranza unita e una minoranza divisa». «Nessuno ha la bacchetta magica, nemmeno Schlein», ha poi aggiunto, lanciando a sua volta un atto d’accusa interno.
Franceschini parte all’attacco: “Vogliono ingabbiarla”
«Mi rattrista un po’ che le lezioni del passato non bastino mai. Tutti i leader del Pd, sottoscritto compreso, hanno subito dal primo giorno una azione di logoramento. Allora dico: fermiamoci. Il risultato di queste amministrative non può diventare un alibi per iniziare una normalizzazione di Schlein. Lasciamola lavorare libera, non bisogna ingabbiarla», ha detto Franceschini, preferendo però tenersi vago nella risposta alla domanda posta da Stefano Cappellini, che firma l’intervista, su chi voglia ingabbiarla. «Non penso a qualcuno in particolare, ma vedo un clima insidioso. Si rischia che un risultato negativo di cui Schlein non ha alcuna responsabilità venga usato per iniziare a indebolirla».