Musumeci: “Nessuno pensa alla prevenzione. Si è costruito cinicamente per il consenso”

19 Mag 2023 8:48 - di Sara De Vico

“Mettiamoci in testa che viviamo in un territorio a rischio. E  che il processo di tropicalizzazione del clima ha raggiunto anche l’Italia. La domanda da porsi non è se un evento disastroso come quello di martedì avverrà di nuovo. Ma quando e dove si verificherà”. Il ministro Nello Musumeci, intervistato da La Stampa, fa il punto sullo stato dell’arte della tragedia che ha messo in ginocchio l’Emilia Romagna. Ma guarda al futuro sottolineando i ritardi nella prevenzione nella cura del territorio. Complici il fatalismo italiano e il cinismo delle istituzioni.

Maltempo, Musumeci: per troppi anni miopia e fatalismo

“Il problema – azzarda – è culturale, direi caratteriale: siamo un popolo fatalista”. L’ex governatore della Sicilia, oggi ministro della Protezione civile e del Mare, fotografa un’impreparazione sconfortante. “Nelle agende di tutti i governi, negli ultimi 80 anni, la fragilità del nostro territorio non è mai stato un tema davvero prioritario. Nessun dolo, comunque, solo miopia, a tutti i livelli. Noi proviamo a commuoverci di fronte alle tragedie. Poi però dimentichiamo e non impariamo la lezione”. Musumeci non è tenero. “Sono siciliano, ricordo il terremoto del Belice del 1968. Da allora a oggi lo Stato italiano ha speso oltre 140 miliardi di euro per interventi di ricostruzione dopo calamità naturali, oltre a piangere più di 6. 700 morti. Si è seguita una linea cinica e perversa. Pensando che le promesse sulla ricostruzione producessero più consenso rispetto a una sana attività di prevenzione”.

Velocizzare le procedure e semplificare la prevenzione

Tra i primi interventi per invertire la rotta due proposte di legge. Una per velocizzare la fase di ricostruzione post calamità, che Musumeci  conta i presentare entro 15 giorni. “Punta a snellire le procedure e a fissare i termini per la conclusione delle opere. Perché la ricostruzione non può durare 40 o 50 anni, come è avvenuto. L’altra legge sarà per semplificare la prevenzione strutturale. Che non può essere frenata da vincoli ambientali discutibili”. Qualche esempio? “Prendiamo gli argini dei fiumi – spiega Musumeci –  spesso vengono costruiti con la terra e non usando blocchi di cemento. Perché non ci sono le necessarie autorizzazioni ambientali”.

Serve un nuovo sistema di raccolta d’acqua

Serve una mappatura dei territori più fragili e la pianificazione di interventi necessari. Alcuni a breve termine altri che necessitano di più tempo. Innanzitutto fare in modo che l’acqua piovana arrivi al mare il prima possibile.  Con un intervento sul reticolo fiumario primario e secondario. “Ci sono fiumi e torrenti asciutti che potrebbero tornare ad accogliere l’acqua. Ora dobbiamo pensare a un sistema di raccolta d’acqua per assorbire cinquecento millimetri in 48 ore”. E ancora: un piano nazionale per l’accumulo dell’acqua. A partire dalla realizzazione di nuove dighe statali e regionali. “Sono 40 anni che non si fanno e svolgono una funzione essenziale”, sottolinea Musumeci. Che conferma l’ulteriore stanziamento di risorse per l’emergenza in Emilia Romagna.

Nuovi stanziamenti di 20 milioni per le spese di gestione

Altri 20 milioni alla Regione per le spese di gestione di questa fase. “Poi sarà previsto uno stop agli obblighi di natura contributiva e fiscale nelle zone più colpite. Ma è solo l’inizio, dopo la fase di emergenza si passa a quella della ricostruzione”. I danni sono enormi, ma è impossibile al momento una stima precisa, conclude il ministro. Che non vuole entrare nelle polemiche per il concerto di Bruce Springsteen confermato a Ferrara, nonostante tutto. “Era una questione di opportunità e di sensibilità”. Ma di più non dice

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